Il voto di fiducia del parlamento di Atene è arrivato, come da previsioni, dai 155 deputati di Syriza e dei Greci Indipendenti, che hanno approvato il programma presentato dal nuovo governo di Alexis Tsipras. Il primo ministro greco aveva chiesto «un voto di fiducia, ma anche un sostegno sostanziale al nuovo, difficile sforzo che sta iniziando».

Tutta l’opposizione, tuttavia, partendo dai neonazisti di Alba Dorata per arrivare sino ai centristi del Fiume, non ha voluto offrire il proprio sostegno, mirando, così, a costringere il governo ad assumersi, da solo, la responsabilità politica dei decreti attuativi del memorandum di austerità, che dovranno essere votati a breve. «Dovete votare e attuare da soli tutto ciò che avete firmato. Noi diremo sì ad ogni iniziativa positiva, ma ci opporremo allo statalismo e alla partitocrazia», ha dichiarato il presidente uscente di Nuova Democrazia, Vanghelis Meimarakis. Tutto ciò, facendo finta di non ricordare, ovviamente, che il memorandum firmato obtorto collo da Tsipras ad agosto, è una conseguenza obbligata della feroce cura di austerity a cui è stato sottoposto il paese negli ultimi cinque anni, con l’avallo dei governi di centrodestra.

Ora, per l’esecutivo di Syriza e dei greci indipendenti, iniziano le sfide più difficili: entro fine mese ci si attende che i creditori facciano una prima valutazione dell’applicazione di quanto pattuito nel compromesso firmato in estate. Se dovesse essere positiva, potrà partire la trattativa sull’alleggerimento del debito greco, che il governo Tsipras ritiene di primaria importanza.

A questo proposito, il presidente francese Francois Hollande, intervenendo due giorni fa al Parlamento Europeo ha voluto esprimere un suo sostegno, seppur generico, al governo di Atene. «Abbiamo abbandonato la Grecia, mentre la cultura di questo paese continua ad illuminarci. Abbiamo abdicato al ai nostri doveri nei confronti del governo greco. Spero, ora, che si inizi a discutere della questione del debito pubblico», ha sottolineato Hollande, E il primo ministro greco, prendendo la parola nella Voulì, il parlamento di Atene, non ha mancato di sottolineare l’atteggiamento positivo di Parigi, accusando i conservatori di schierarsi con chi non vuole sostenere la Grecia. Oltre alla questione del debito, tuttavia – che sarà, ovviamente, una trattativa tutta politica – i problemi fa affrontare nell’immediato, sono urgenti e complessi. I creditori hanno chiesto ulteriori tagli alle pensioni, già ridotte del 48% a partire dall’inizio della crisi economica. Il ministro del lavoro, Jorgos Katrougalos, ha dichiarato che farà ogni possibile sforzo per proteggere i trattamenti pensionistici che non superano i mille euro mensili.

Secondo la stampa, tuttavia, la speciale «commissione di saggi», formata per ridisegnare il sistema pensionistico del paese, non escluderebbe di intervenire, con decurtazioni di circa il 10%, anche su pensioni più basse, quelle intorno agli ottocento euro. Si tratta, ovviamente, di un tema di primaria importanza, dal momento che il potere di acquisto dei cittadini è già stato eroso il maniera drammatica e molte famiglie riescono a pagare le bollette, grazie al sostegno degli anziani. Un altro tema chiave, quello della ricapitalizzazione delle banche greche, è anch’esso legato, come sottolineato dallo stesso Tsipras, alla valutazione dell’applicazione del memorandum da parte delle istituzioni creditrici.

Ovviamente, all’orizzonte ci sono anche delle misure sulle quali il governo ellenico punta molto e darà battaglia, per poter rendere palese il proprio «dna di sinistra». Tra queste, la protezione della prima casa – che non potrà andare all’asta in caso di debiti – il ritorno in vigore dei contratti collettivi di lavoro e, di fatto, il rafforzamento dei sindacati, il mantenimento del carattere pubblico di gran parte della società per l’energia elettrica del paese, e la vendita – e non «svendita» – di parte dei beni dello stato.

Il governo di Syriza, tuttavia, sa bene che la situazione economica è molto complessa. Nella bozza della nuova finanziaria appena presentata in parlamento, per quest’anno si prevede che il Pil del paese si contrarrà dello 2,3% e per l’anno prossimo dell’1,3%. Nel 2016 il paese dovrebbe uscire dalla deflazione, ma la disoccupazione, secondo le previsioni, rimarrà invariata e altissima, sempre oltre il 25%. Il ministro dell’economia Jorgos Stathakis spera che prima dell’estate prossima l’economia del paese possa iniziare a ripartire, con dei precisi segnali.

Ma è ovvio che molto dipenderà dall’effettiva attivazione del piano Junker (per un totale di 35 miliardi di euro) dalla trattativa sul debito e dalla solidarietà fattiva che l’Europa, sinora assente o matrigna, deciderà o meno di mostrare alla Grecia.