Dopo l’uscita da Sel, nel giugno scorso, l’iscrizione del Pd della pattuglia di Led (Libertà e democrazia, dieci deputati fino a ieri seduti nel gruppo misto) era nell’aria. Domenica, riuniti in assemblea a Roma, hanno applaudito con trasporto l’invito a tesserarsi del presidente Orfini. Poi lunedì, nella direzione Pd, è arrivato l’annuncio di Renzi: un partito a vocazione maggioritaria aperto a sinistra e a destra, «da Gennaro Migliore a Andrea Romano», ex montiano. Alla fine solo Claudio Fava ha detto no.

Migliore, si iscrive al partito in cui tornerà il giuslavorista Ichino, di cui lei ha fin qui combattuto le posizioni?

Mi iscrivo a un partito della sinistra moderna. Le opinioni diverse non mi preoccupano, e il gioco del ’con chi stai’ è da partiti ideologizzati. Per me il Pd è lo spazio per un’azione politica, oggi l’unico di una sinistra di governo capace di far vivere le nostre idee. Sono stato nella stessa coalizione di governo con persone più a destra di Ichino. Ma le coalizioni elettorali sono superate, oggi serve il pluralismo in un solo partito.

Sta descrivendo un Pd ’spazio politico’, proprio quello che teme Bersani?

Ho ragionato per mesi in Sel sull’idea di campo democratico, campo largo. Lo hanno fatto Goffredo Bettini e Matteo Orfini proprio sul manifesto. Il Pd è nato come sommatoria di forze preesistenti. Oggi c’è l’occasione di rilanciare un partito integralmente capace di assumere democrazia e partecipazione come strumenti di trasformazione.

Le piace il ’partito della nazione’?

La definizione è di Alfredo Reichlin, che non è un uomo di destra, e attiene alla vocazione nazionale. Ma io penso a un partito saldamente collocato nel socialismo europeo. Approdo cui il Pd è arrivato con Renzi.

Come si colloca Led nella variegata geografia del Pd?

Non siamo una corrente, siamo un’associazione, un luogo di proposta politica e culturale aperto anche a chi non aderisce al Pd.

L’ex ministro Sacconi, coautore del jobs act, diventa suo alleato di governo.

Nel jobs act ci sono cose che vanno precisate. La discussione che si è fatta nel Pd, con un intervento significativo della sinistra, ha prodotto un miglioramento sull’art.18.

Di cui non c’è traccia nella legge delega.

L’eccesso di delega è uno dei problemi.

Ndc bussa alle porte del Pd nella sua Campania. Finirà alleato di Alfano anche lì?

Non credo ci siano le condizioni: lì Ndc è organico alla coalizione di Caldoro.

Voterà sì a una manovra molto criticata dalla sinistra Pd, e che aumenta le tasse e penalizza i pensionati?

Che aumenti le tasse è discutibile. L’investimento di due miliardi per detassare le nuove occupazioni stabili è quello che chiedevamo in questi anni. Il segno espansivo è dato dal fatto che si arriva al 2,9 per cento: un parametro ottuso, del quale questo governo non si mette in ossequioso rispetto.

Renzi non mette in discussione i parametri europei. E il Pd ha votato il pareggio di bilancio in Costituzione. Lei era contrario.

Il Pd lo votò all’unanimità, all’epoca la sinistra interna non fece una piega. Renzi per la prima volta mette in discussione alcuni comportamenti dell’Europa. Per le regole c’è bisogno di un’alleanza internazionale. E la sinistra francese, quella che accusa Valls di essere moderato, vuole l’asse con Renzi

In Sel difendeva i piccoli partiti cancellati dall’Italicum. Lo farà ancora?

Certo. Il diritto non è dei piccoli partiti ma quello dei cittadini alla rappresentanza.

Andrà alla Leopolda o dalla Cgil?

Led aderisce alla manifestazione Cgil. Ma la manifestazione dovrà essere molto unitaria, e siccome io sono impegnato personalmente in questo passaggio politico, non andrò, per evitare che la mia presenza sia un elemento diviso. Andrò alla Leopolda.

Sul caso Shalabayeva ha chiesto le dimissioni di Alfano. Ora è il suo ministro.

Le chiederei di nuovo. Non mi piace quell’Alfano, né quello contro la trascrizione dei matrimoni gay. Invece ho sempre ritenuto positiva quello di Mare Nostrum.

I suoi ex compagni di Sel fanno appello alla sinistra Pd per una coalizione dei diritti.

Ho sempre pensato che ci sia molto spazio a sinistra, ma va coltivato con coerenza. Oggi chi propone una sinistra di governo deve entrare nel Pd. Chi pensa a una sinistra alternativa ha un campo importante, anche buone occasioni elettorali. È l’ambiguità che non funziona, l’immagine dell’anguilla.

Da quando la pensa così?

Da sempre. Sono sempre stato leale a Sel e per questo ho spesso attenuato le mie opinioni. Ho apertamente sostenuto che ci saremmo dovuti fondere nel Pd in prossimità della coalizione Italia bene comune. Ma all’epoca la dirigenza Pd ragionava in uno schema coalizionale. Sel era il partito della sinistra di governo che stava nel socialismo europeo. Io non ho cambiato idea.

A Renzi piace Blair. A lei?

No. E di lui soprattutto non dimentico la guerra in Iraq.