Angela Merkel fornisce un assist al piano «Casa Italia» di Matteo Renzi. La cancelliera tedesca, ospite del nostro premier a Maranello insieme a uno stuolo di diversi ministri, ha spiegato che sulla flessibilità si potrà trovare «una soluzione ragionevole» a Bruxelles. «Sono certa che, tenuto conto della catastrofe che c’è stata, ci sarà la possibilità di trovare delle buone soluzioni per tutti. In Europa certamente troveremo una soluzione ragionevole», ha spiegato l’illustre invitata ai giornalisti che insistevano sul punto.

«L’Italia presenterà un progetto e un piano in modo trasparente – ha aggiunto la cancelliera – e in Europa troveremo una soluzione». «Io sono capo di governo», si dovranno sentire gli altri Stati, ma «ci sono state situazioni di inondazione anche in Germania e sappiamo il peso» che hanno «per un Paese». La Germania, ha poi annunciato la stessa Merkel, finanzierà la ricostruzione di una delle scuole distrutte dal sisma.

Il riferimento alla trasparenza non è sembrato casuale, visto che Renzi, poco prima, aveva, spiegato che «la ricostruzione è già fuori dai vincoli, secondo le regole europee», ma che per il piano più a lungo termine – appunto «Casa Italia» – «l’Italia deve intanto pensare a spendere i soldi che già ha, risorse già stanziate e liberate dai vincoli del Patto di stabilità, e dovrà farlo con trasparenza e tenendo a riferimento l’Anac (l’autority anti corruzione, ndr) di Cantone».

Renzi ha quindi aggiunto che «l’Europa ha tutti gli strumenti che si valuteranno con la Commissione, dalle clausole per gli eventi eccezionali a quelle di flessibilità, sapendo che prima di chiedere noi dovremo presentare un progetto serio, e che ci prenderemo quel che ci serve».

Piano che, secondo il premier, visto che «contiene anche misure come le bonifiche e contro il dissesto idrogeologico», potrà addirittura conquistare la Commissione, perché dovrebbe fare ulteriormente ridurre le tante procedure di infrazione aperte dalla Ue: «Le abbiamo già portate da 121 a 78 in due anni», spiega orgoglioso.

Infine, il capitolo Errani: Renzi ha confermato che «domani (oggi per chi legge, ndr) verrà nominato Commissario alla ricostruzione»: perché, «come Angela sa, dopo il terremoto dell’Emilia ha lavorato bene, e adesso quei territori sono rinati e diventati anche migliori di come erano prima».

Un ottimismo, quello del nostro presidente del consiglio, che però, almeno per il momento, non riesce a penetrare i corridoi di Bruxelles: è vero che entro metà ottobre la Commissione attende le linee guida di quella che sarà la nostra legge di Bilancio, e i tecnici del ministro Pier Carlo Padoan stanno cercando di declinare la manovra nella nuova direzione necessaria dopo il sisma, ma dall’altro lato il giudizio sul rispetto della regola sul debito è stato rinviato a novembre.

Come mai? La Commissione, non volendo essere troppo dura con l’Italia, spera che dando più tempo si possano trovare nei tagli di spesa o in altre voci alcuni miliardi necessari anche a «Casa Italia». Altri paesi che hanno realizzato piani di messa in sicurezza del territorio, fuori dalle emergenze (che, come detto, è pacifico vengano scontate dal Patto, insieme alla stessa ricostruzione), in passato non hanno ottenuto carezze sul deficit. Perché dovrebbe ottenerle adesso il nostro Paese, che tra l’altro nel 2016 ha già attinto al massimo della flessibilità prevista?

Qualche miliardo di margine (forse due) potrebbero venire da un diverso sistema di conteggio dei bilanci, poi c’è da rafforzare il Piano Juncker (il presidente della Commissione pare intenzionato a portarlo a 500 miliardi, dagli attuali 300), ma insomma il problema di «Casa Italia», nonostante i buoni auspici espressi dalla cancelliera, non sembra ancora nella fase della soluzione.

Ieri peraltro sono arrivate a Renzi anche le critiche di Luigi Di Maio: l’esponente dei Cinquestelle, visti i dati negativi sul lavoro diffusi dall’Istat, ha spiegato che «il Jobs Act ha rappresentato uno spreco di risorse», e che «quei miliardi avrebbero potuto essere investiti – salvando vite umane e creando lavoro – più proficuamente nella prevenzione antisismica».