Pen America, l’organizzazione per la tutela della libertà di espressione di scrittori, artisti e giornalisti, cancella l’annuale cerimonia di premiazione che doveva tenersi al municipio di New York il 29 aprile, dopo che alcuni dei finalisti avevano ritirato la candidatura in segno di protesta contro la presa di posizione di Pen rispetto a Gaza, giudicata insufficiente.
La notizia, annunciata da un comunicato stampa di Pen rilasciato lunedì sera, è solo l’ultimo segno della frattura creata, in ambiti della cultura e dell’Accademia, dall’invasione israeliana della Striscia di terra palestinese e dal disastro umanitario in corso, dopo l’attentato del 7 ottobre. «Abbiamo grande rispetto per gli scrittori che hanno scelto di restare tra i nominati ai premi di quest’anno, e per quelli che hanno scelto di ritirarsi», dichiara nel comunicato stampa la direttrice del Programma letterario Clarisse Rosaz Sharyf. «In quanto organizzazione dedicata alla tutela degli scrittori e della libertà d’espressione il nostro impegno a riconoscere e premiare autori meritevoli e celebrare la comunità letteraria rimane invariato».

28 tra i 61 autori e traduttori nominati ai premi di quest’anno si erano ritirati. I premi saranno regolarmente attributi ai nominati rimasti. Se il vincitore della categoria è tra coloro che si sono ritirati il premio rimarrà non assegnato. Particolarmente alte (nove su dieci nominati) le defezioni relative al Pen/Jean Stein Book Award, un premio annuale di 75mila dollari istituito dalla scrittrice e editor di origine ebrea Jean Stein. Le figlie Katrina Vanden Heuvel (attuale direttrice del settimanale The Nation) e Wendy Vanden Heuvel, hanno dichiarato: «Jean Stein era una grande avvocata dei diritti della Palestina, che ha pubblicato e appoggiato scrittori e artisti palestinesi. Pur avendo stabilito questo premio in onore di alti riconoscimenti letterari, sappiamo che avrebbe rispettato la posizione degli autori che quest’anno si sono ritirati. E abbiamo deciso di donare i 75mila dollari del premio al Palestine Children’s Relief Fund».

Negli ultimi mesi, Pen America (il cui quartier generale è a New York) è stata sottoposta a grandi pressioni da parte della comunità letteraria affinché si schierasse a favore di un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, come hanno fatto altre sedi internazionali dell’organizzazione. In marzo, autori noti come Naomi Klein, Michelle Alexander e Hisham Matar hanno annunciato che non avrebbero partecipato al World Voices Festival, uno degli eventi di alto profilo in programma a inizio maggio. In una comunicazione del 12 aprile, 9 ex presidenti di Pen America, tra cui gli scrittori Salman Rushdie e Jennifer Egan, hanno invitavano gli autori a non ritirarsi e a mantenere il dialogo aperto con Pen in nome della pluralità di opinioni che il gruppo dovrebbe rappresentare. Ma, in una dura lettera della settimana scorsa, trenta degli autori nominati agli Awards di quest’anno hanno chiesto le dimissioni della Ceo di Pen America Suzanne Nossell e del suo direttivo.