La scena lucana rivendica il suo spazio, e l’ha avuto in questa settimana appena trascorsa, grazie alle iniziative promosse dal consorzio che sotto la testata Teatri uniti di Basilicata mette insieme le due realtà regionali di Potenza e Matera. Un circuito a suo modo impressionante, che ha fatto girare in sette piazze della regione cinque spettacoli, ognuno prodotto da una delle compagnie locali più significative. È comprensibile e positivo del resto che tutte le realtà culturali lucane cerchino di attrezzarsi per il 2019, quando Matera sarà capitale europea della cultura. Quindi il confronto si fa necessità per crescere ed evolversi, perché in quella data, oltre ai turisti che certo accorreranno per ammirare non solo i Sassi, ci sarà di sicuro l’occasione di allacciare rapporti con operatori culturali e realtà di tutta Europa.

Intanto era curioso da vedere un pubblico insolito, oltre allo zoccolo duro dei frequentatori abituali dei teatri, e prevalevano i giovani, che è sempre un dato confortante. Molto variegato era pure il ventaglio dei linguaggi e delle scelte e delle ascendenze. Forse, a vedere o a leggere le scelte artistiche dei diversi gruppi, si potrebbe avanzare qualche piccolo dubbio, ma i processi di maturazione hanno i loro tempi, e manifestazioni come questa giovano comunque alla crescita dei singoli gruppi teatrali. Tra i molti titoli, la maggior parte scava nel filone antropologico (e del resto la Lucania fu l’epicentro dell’indagine di Ernesto De Martino), ma non mancano tentazioni di quella sfera che solitamente (e forse anche pigramente) si ritiene più direttamente «popolare», dalla comicità al circo. Con qualche eccezione naturalmente.

Ad esempio la compagnia Abito in scena, che ha scelto di mettere in scena un testo maturo di uno dei maggiori drammaturghi contemporanei, Harold Pinter.
Però si affida alla propria lettura di un testo come Ceneri alle ceneri, terrificante perché dietro il corteggiamento svagato (anche se con punte sadomaso) di un uomo e una donna, fa trasparire via via la colpa più orrenda del 900, l’olocausto. Cosa che stona col tono da clownerie che apre lo spettacolo e che torna ricorrente con parrucche e mascheroni colorati. Peccato, perché i due attori, quando recitano senza vie di fuga, sono bravissimi, e sosterrebbero le parole di Pinter con grande forza di convinzione. Oppure la compagnia Petra, che mostra Per prima cosa, ovvero un fratello e una sorella barricati dentro le loro debolezze. Beckettianamente, ma senza offrire vie di fuga al racconto e all’azione. Sarà interessante rivederli, dopo che il lavoro sarà portato avanti.