Milano come Gorino? I presupposti (e i razzisti) ci sono tutti, ma la situazione è diversa. Martedì 1 novembre dovrebbero arrivare i primi profughi destinati a soggiornare nella ex caserma Montello (zona piazza Firenze) per i prossimi 14 mesi. Capienza stimata: 300 persone. Da accogliere nel migliore dei modi perché Milano, come si pavoneggia Palazzo Marino, dovrebbe essere diventata the place to be. Vedremo se vale anche per i migranti.

Alcuni cittadini ci stanno provando. Quel giorno ad accogliere i migranti alla caserma ci sarà anche il comitato Zona8Solidale. Con una festa, cibo e musiche. In queste settimane il comitato ha già lavorato sul territorio per rassicurare il quartiere cercando di creare le migliori condizioni per un’accoglienza dignitosa. Lo scorso 15 ottobre, per replicare a un corteo agitato da razzisti conclamati, ha già portato in piazza più di mille persone. Il lavoro più complicato però dovrà svolgersi su tempi lunghi, sindaco e assessori sembrano essere consapevoli – «ci saranno proteste ma non faremo passi indietro» – e speriamo se ne renda conto anche la cosiddetta “Milano antirazzista”.

C’è chi sta già facendo il conto alla rovescia e sono sempre i soliti. Stasera davanti alla caserma Montello, all’ora del Tg, si presenta Matteo Salvini con un po’ di “popolo” razzista per una comparsata prevedibile ma insidiosa. Ci sono leghisti convinti che «Gorino dimostra che è possibile fermare l’accoglienza». A Milano c’è tutto, proprio il contrario di Gorino dove dicono che «non c’è niente», e ci sono anche i militanti di Casa Pound che l’altra notte hanno tappezzato la zona della caserma con volantini pop: «Perché tu possa portare il cane a passeggio con tranquillità», affiancati dal numero -7, come i giorni che mancano «al punto di non ritorno». Ci stanno provando, sabato scorso hanno organizzato un presidio con tende da campeggio. Pioveva, se ne sono tornati a casa.

Per i razzisti la replica di Gorino sarebbe un sogno, a Milano anche solo la messinscena di una barricata è molto pericolosa. E intollerabile. Lo sanno tutti. Qui, lontanissimi dal delta del Po, c’è un sindaco “manager” dotato di buon senso, una questura che sa gestire piazze ben più complicate, una prefettura che non può dirsi colta di sorpresa e un’amministrazione disposta ad accogliere. E non c’è alcuna emergenza (c’è per i profughi, non per i milanesi), anche se è vero che non ci sono più posti attrezzati per l’accoglienza: gli ospiti sono 3.800 e alcune centinaia dormono già nei sacchi a pelo fuori dalle strutture. Anche per questo Palazzo Marino ha sollecitato il governo a dislocare altrove i migranti che non hanno chiesto asilo a Milano. L’auspicio è che i trasferimenti avvengano nei dovuti modi e con i nervi saldi. Non come è accaduto venerdì scorso alla Stazione Centrale dove cento persone sono state caricate senza tanti complimenti su pullman diretti all’hot spot di Taranto (tra loro c’era anche un 18enne del Gambia che aveva fatto domanda per restare a Milano).