«Fino a che è vivo io non intervengo». Si sarebbe rivolto così ai familiari di Valentina Milluzzo il medico di turno dell’ospedale Cannizzaro di Catania, di fronte alla sofferenza della donna, ricoverata per la gravidanza di due gemelli. I fatti si riferiscono allo scorso 15 ottobre, la donna era ricoverata da due settimane e nelle 24 ore precedenti le sue condizioni erano precipitate. Aveva dolori lancinanti, le temperatura corporea era scesa a 34 gradi. Dalle analisi risultava che uno dei due feti respirava male e bisognava intervenire, ma il medico in quanto obiettore di coscienza si sarebbe rifiutato. Lo avrebbe fatto solo una volta accertata la morte del feto. Ma a quel punto la situazione si sarebbe ripetuta per il secondo gemello e anche in quel caso il medico avrebbe detto che lo avrebbe fatto espellere solo se il cuore avesse cessato di battere, perché obiettore di coscienza. Il mancato intervento avrebbe peggiorato irrimediabilmente le condizioni della donna che, piegata dalla sofferenza, è morta poco dopo.
Valentina Milluzzo, 32 anni, impiegata di banca, era alla diciannovesima settimana di una gravidanza, la sua prima, avviata con la procreazione assistita. La sua è una vicenda tristissima che è venuta alla luce in una denuncia che i familiari hanno presentato alla procura della Repubblica di Catania. Il procuratore Carmelo Zuccaro ha disposto il trasferimento della salma in obitorio, bloccando i funerali, e il sequestro della cartella clinica. La procura ieri ha confermato la denuncia ma ha spiegato che al momento non sono state ancora compiute indagini e che «la prospettazione dei fatti esposta dalla famiglia andrà verificata».
È stato l’avvocato dei familiari di Valentina Milluzzo a raccontare ai giornalisti questo tremendo episodio di mala sanità nella Sicilia dove i medici obiettori di coscienza sono la regola. L’inchiesta dovrà verificare «se ci siano state negligenze, o imprudenze, imperizie diagnostiche o terapeutiche dei sanitari che hanno avuto in carico la paziente». A condurre le indagini il sostituto procuratore Fabio Saponara, che non ha ancora fissato la data dell’autopsia.
I familiari hanno riferito di essere stati ammessi accanto alla donna nel momento in cui era stata certificata la morte del primo feto, e di averla trovata in una condizione di grande sofferenza. «Urlava dal dolore e in continuazione chiedeva aiuto», hanno denunciato. Dopo che anche il secondo feto era nato morto, un secondo medico – diverso da quello che si sarebbe qualificato come obiettore – gli aveva avvisati che «le condizioni di Valentina sono gravissime perché la sepsi si è estesa, con una setticemia diffusa. È stata sedata ed è stata portata in rianimazione». I familiari hanno anche riferito di averla vista con i cerotti a chiudere le palpebre, e di aver avuto la notizia del decesso solo il giorno dopo, domenica 16 ottobre.