Violenti scontri, in Nicaragua, vicino alla miniera di El Limon, a 145 km dalla capitale Managua. Nel distretto di El Limon (comune di Malpaisillo) agisce la campagnia canadese B2Gold. Da una settimana, i lavoratori protestano contro il licenziamento di alcuni sindacalisti e impediscono l’accesso alla miniera. Hanno anche distrutto la stazione di polizia di di El Limon e così pure tre camionette e un autobus dell’impresa che tentavano di forzare il blocco per portare al lavoro minatori scortati da ufficiali di polizia. Un ufficiale è morto: secondo i lavoratori a seguito di un infarto, secondo l’impresa – che ha sede a Vancouver – ucciso dai manifestanti. I lavoratori dichiarano però che si sono limitati a disarmare i poliziotti e le guardie private, dopo averli tenuti in ostaggio per breve tempo. Gli scontri, durante i quali sono stati feriti anche otto manifestanti, sono scoppiati quando la grande impresa ha annunciato l’intenzione di chiudere la miniera.

Dopo il ritorno al governo del presidente sandinista Daniel Ortega, il Nicaragua ha cercato di risollevarsidal disastro in cui lo avevano precipitato gli anni delle destre e del neoliberismo sfrenato. Il Nicaragua di oggi fa parte dell’Alba, l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America ideata da Cuba e Venezuela, in cui ha cercato appoggio per rimettere in campo alcune misure sociali. Questo ha portato a una sensibile diminuzione degli indici di povertà, sia di quella generale che di quella estrema. Nel periodo 2009-2014, la povertà generale è scesa dal 42,5 al 29,6%, con una riduzione di quasi il 13%, più evidente nelle zone rurali. Una recente inchiesta indica che circa il 60% dei nicaraguensi approva la gestione del presidente. Ma il controllo sulle grandi imprese è ancora molto lontano da quello che esiste in Venezuela.