Il voto di oggi in Galizia e Euskadi (il Paese basco) non è un semplice test politico regionale. Molti sperano che da lunedì le urne in queste due comunità autonome chiariscano il panorama a livello nazionale, bloccato dal dicembre scorso in una serie insormontabile di veti incrociati. Veti che per il momento sembra abbiano favorito solo il Partito popolare. Che però, nonostante il significativo rafforzamento nelle seconde elezioni di giugno, non è riuscito a superare la barriera dei 170 appoggi nelle Cortes di Madrid, con l’aiuto dei 32 voti di Ciudadanos e di un voto di Coalición Canaria, che non gli sono stati sufficienti di fronte ai 180 No ricevuti.

Dopo che Rajoy ha ricevuto un doppio voto di sfiducia a inizio mese, formalmente non si è mosso nulla. Ma, se nel Pp non c’è neppure una proposta per sbloccare la situazione, nei due principali partiti dell’opposizione i terremoti interni sono notevoli. In Podemos, che formalmente mantiene la proposta di appoggiare un eventuale governo presieduto dal socialista Pedro Sánchez, è in atto un vivace dibattito interno fra le due anime più visibili, l’ala di Pablo Iglesias, che vuole un governo socialista ma in cui Podemos sia «alla pari», e quella più morbida del numero due Íñigo Errejón, che vorrebbe «spaventare» meno. In realtà, sembra un dibattito più metodologico che di sostanza, ma la battaglia per stabilire chi governerà la sezione del partito di Madrid, che la lista “benedetta” dal segretario generale sembra possa perdere, non fa che aumentare, nei nemici del partito, la sensazione di guerra senza quartiere. Una delle liste che potrebbe imporsi a Madrid è guidata da due donne brillanti: la deputata Tania Sánchez, ex di Izquierda Unida, e la portavoce della sindaca di Madrid Manuela Carmena, Rita Mestre, quest’ultima considerata vicina a Errejón.

Intanto Izquierda Unida, il cui portavoce Alberto Garzón è lontano dalle scene da più di una settimana perché bloccato in ospedale, si è spesa dall’inizio per trovare l’accordo con i socialisti.
Ma la palma del caos interno va senz’altro ai socialisti. Le manovre che il segretario Sánchez aveva iniziato subito dopo la doppia sconfitta di Rajoy cominciano a concretarsi. Il panorama che si va disegnando è più insidioso di un triplo salto mortale nel cerchio di fuoco. E da domani è destinato a peggiorare. Sánchez vorrebbe provare a formare un governo. La sua prima opzione sarebbe con Unidos Podemos e Ciudadanos. Di fronte alle mani al cielo di questi ultimi, Sánchez si accontenterebbe della loro astensione. La seconda strada, assai più complicata, passerebbe per un sì (almeno per l’investitura, soprattutto se Ciudadanos votasse No) di tutti i partiti nazionalisti, baschi e catalani, che però vendono cara la pelle sul sempreverde tema dell’autodeterminazione, e cioè del referendum sul futuro catalano.

Ma questo è niente di fronte ai veri nemici di Sánchez: quelli dentro il suo partito, dove alcune federazioni (fra cui la più potente, quella andalusa) boicottano ogni suo tentativo di formare il governo, che lo blinderebbe nella segreteria. E qui entrano le elezioni di oggi. Se i socialisti tengono o (ma sarebbe pressoché miracoloso) dovessero migliorare, Sánchez potrebbe sferrare l’attacco finale nel Comitato Federale che ha convocato sabato prossimo. Di fronte all’opposizione dei più, che già bloccarono i negoziati di febbraio con Podemos e i nazionalisti, l’asso nella manica sarebbe chiedere alla militanza, che lo aveva eletto e che quasi certamente vorrebbe il Psoe al governo e non all’opposizione. E altrimenti convocare il congresso a dicembre, giusto prima delle eventuali terze elezioni, per garantirsi la segreteria.

In Galizia i sondaggi danno ancora una volta vincitore con maggioranza assoluta il Pp. I socialisti si giocherebbero il secondo posto con En marea, l’alleanza vicina a Unidos Podemos. In Euskadi è ancora più complicato. Il Pp sperava di essere essenziale al Partito nazionalista basco (Pnv) per poter tornare a governare in cambio del loro appoggio a Madrid. Ma il Pnv sembra vincerà di nuovo, e al secondo posto dovrebbe arrivare Eh Bildu, l’ex ala politica di Eta. Socialisti e Podemos dovrebbero giocarsi il terzo posto. Se tutto va come sembrano indicare i sondaggi, può essere che, nonostante tutto, domani a Madrid la situazione rimanga bloccata.