Controllare i bollettini medici è controllare il potere. Quando nel 2014 Kim Jong Un sparì per sei settimane tornando in pubblico claudicante, le indiscrezioni sul suo stato di salute si sprecarono.
Si parlò di gotta, di diabete, di problemi alle caviglie per colpa del peso in eccesso. In uno slancio di trasparenza anche la stampa ufficiale confermò che il poco più che trentenne Kim si trovava in condizioni fisiche non eccezionali per via del troppo lavoro e delle «estenuanti» visite a fabbriche e complessi miliari. La salute del giovane leader, visibilmente sovrappeso, è diventata un’arma di propaganda e materiale su cui lavorare per i servizi segreti, per di più perché considerata ereditaria.

Si osserva anche con attenzione se nelle foto ufficiali si faccia ritrarre con in mano una sigaretta.

Lo scorso luglio, l’intelligence sudcoreana diffuse un rapporto che descriveva Kim insonne per il timore di poter essere assassinato e sosteneva fosse ingrassato di circa quaranta chili in più rispetto ai 90 che ne pesava quando salì al potere a dicembre del 2011, per l’abitudine di affogare le preoccupazioni nel cibo e nel bere.
Non sempre però i servizi di Seul brillano per accuratezza. Ad esempio, vennero a sapere della morte di Kim Jong Il dall’annuncio ufficiale del regime, dato tre giorni dopo il decesso. Più attendibili sembrerebbero le analisi della Cia.

C’è una nota dello spionaggio statunitense datata 2009 che ipotizzava la morte del Caro Leader entro i successivi cinque anni per i postumi dell’ictus che si ritiene lo colpì nel 2008 e in seguito al quale fu affidato alle cure di un medico francese Francois-Xavier Roux. Ed effettivamente il leader nordcoreano, rallentato ed emaciato, morì nel giro di due anni e mezzo.

L’attenzione per i bollettini medici non è una prerogativa dei regimi. Il malore di Hillary Clinton nel corso delle commemorazioni degli attentati dell’11 settembre ha spostato per alcuni giorni la campagna elettorale per le presidenziali statunitensi sull’analisi delle cartelle cliniche della candidata democratica e del suo sfidante Donald Trump.
Spostando lo sguardo all’Asia, le notizie sui numerosi ricoveri del re thailandese Bhumibol Adulyadej per problemi polmonari furono centellinate dalla casa reale, con in più il rischio di incorrere nella draconiana legge sulla lesa maestà per chi si fosse azzardato a fare ipotesi sulle condizioni del sovrano, simbolo dell’unità nazionale e venerato alla stregua di un semi-dio.

Nel caso nordcoreano qualunque ipotesi e indiscrezione sullo stato fisico dei leader diventa spunto per cerca di capire se ci siano crepe nella tenuta del regime che continua a preservare sé stesso dagli anni Quaranta del secolo scorso.

«Anche se Kim Jong Un fosse malato, questo di certo non implicherebbe il fatto che il suo regno sia prossimo a finire», scriveva la Bbc nel commentare l’interesse dell’intelligence di Seul e della stampa sudcoreana (imboccata spesso da fonti anonime). Le notizie sulla salute dei Kim solletica anche il gusto di chi si aspetta racconti scabrosi su despoti descritti come lunatici e pazzi.

Di Kim Jong Il si racconta dell’ossessione per la propria salute fisica e per la prestanza sessuale. Di Kim Il Sung si ricorda la ricerca della longevità che si sarebbe tradotta dopo la morte nella decisione di riconoscergli la caricar di presidente Eterno.

Ne parlò in un’intervista alla Cnn la fisica Kim So Yeon, che prima di fuggire al Sud nel 1992 fu direttrice del centro per le ricerche che avrebbero dovuto permettere al fondatore della Patria di raggiungere i cento anni. Per farlo si affidava a trasfusioni di sangue di ventenni i quali, per il fatto di dover donare al grande leader, seguivano un regime alimentare particolare. Un altro toccasana pare fossero le risate: per questo racconta la dottoressa, l’iconografia dell’Eterno presidente era solita ritrarlo sorridente.

Nelle foto non doveva invece comparire la vistosa protuberanza sul collo poco sotto l’orecchio destro.
In realtà ci sono soltanto poche immagini del bozzo, un tumore, grande come una palla da baseball che iniziò a svilupparsi durante gli anni Sessanta e che pare non fu possibile operare perché troppo rischioso, considerata la posizione.

La soluzione fu censurarlo per non mettere ombre sulle condizioni dell’uomo che fu paragonato al Sole.