«Molti in Europa credono che Tsipras voglia seguire un suo percorso. Oggi ho verificato esattamente il contrario. Sicuramente ci saranno delle contrapposizioni, ma la Grecia cerca soluzioni comuni con i suoi partner in seno dell’Ue», ha sottolineato ieri Martin Schulz dopo il suo incontro – il primo di un alto dirigente ad Atene dopo le elezioni – con Alexis Tsipras a Megaro Maximou.

Il far fronte alla crisi umanitaria, il taglio del deficit pubblico, la crescita dell’economia, le riforme, l’evasione fiscale e la lotta alla corruzione sono state al centro dei colloqui, nel tentativo da parte dell’Ue di esplorare da vicino il terreno del nuovo governo ellenico. Oggi il presidente dell’europarlamento incontrerà Ankela Merkel, mentre ad Atene il premier greco si riunirà con il presidente dell’eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, il quale finora non è sembrato disposto a fare marcia indietro sulle politiche adottate dall’Ue.

Nel colloquio tra Tsipras e Schulz, considerato «sincero, utile e costruttivo» da ambedue le parti, l’ esponente socialdemocratico ha detto al premier greco che Atene deve rispettare i patti, incoraggiando il suo interlocutore «a chiedere ai miliardari greci che hanno portato i loro soldi all’estero di pagare finalmente le tasse. Ed è più facile da far accettare in Ue che un taglio del debito».

E che l’Ue non abbia alcuna intenzione di cancellare il debito greco, lo ha riferito pure il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ad Alexis Tsipras durante una comunicazione telefonica, aggiungendo che «degli accordi sono possibili, ma non devono minare le fondamenta dell’Ue».

Il premier greco, però, consapevole che si trova soltanto all’ inizio di un lungo percorso di negoziati turbolenti con Bruxelles e Berlino, chiede tempo e insiste sulla necessità di trovare una soluzione per tutta l’ Europa.

Perché la non sostenibilità del debito pubblico di Atene, aumentato dal 125% del Pil prima delle misure imposte dalla troika, al 177% del Pil dopo cinque anni di recessione, non riguarda soltanto la Grecia, (320 miliardi di euro), bensì l’Italia (2.300 miliardi di euro), la Francia (2.037 miliardi di euro) e altri paesi europei.

Nel frattempo, il drastico cambio di rotta economica del nuovo governo provoca reazioni opposte. Dopo il pesante calo della Borsa di Atene, innanzitutto dei titoli bancari per tre giorni consecutivi, e il peggioramento del mercato dei titoli di stato – ieri la Borsa è apparsa riprendersi, in parte (3,16%)- il vice-premier Yannis Dragasakis ha rassicurato che il nuovo governo «non vuole la rottura ma nemmeno il proseguimento di una politica che conduce alla catastrofe» e che «sta preparando una lista per nuovi investimenti».

Per lo stop, invece, a tre privatizzazioni chiave, quelle dei porti di Pireo e di Salonicco e della società elettrica (Dei), in base al programma concordato tra il governo precedente e la troika (Fmi, Ue, Bce) che era stato annunciato in anticipo ieri l’altro dal ministro della Ristrutturazione produttiva, Panayotis Lafazanis, il vice-premier ha detto che «il governo vuole sostenere queste aziende e non aggravare la loro situazione».

In effetti la società elettrica (Dei) per la quale si è interessato il Gruppo italiano Terna, grande operatore di reti per la trasmissione di energia elettrica, presenta ogni anno un bilancio altamente positivo.
Per questo tutti i sindacati avevano reagito aspramente alla decisione presa dal governo precedente. E lo stesso era successo con la privatizzazione del porto del Pireo, il quale è passato alle mani della cinese Cosco, che gestisce già metà degli stabilimenti.

Ora Atene non vuole vendere la quota di maggioranza dell’ Autorità portuale del Pireo (Ppa), perciò sarà revisionato l’ accordo con la Cosco. Non a caso i primi a incontrare Alexis Tsipras, una volta consolidata la vittoria di Syriza, sono stati gli alti funzionari dell’ambasciata cinese ad Atene. Ieri c’è stato un altro incontro con i ministri delle finanze e dell’economia, mentre il portavoce del ministero del commercio cinese ha chiesto da Atene di difendere gli interessi di Pechino.

Intanto l’ annuncio del ripristino del salario minimo a 751 euro (dai 450 lordi) è stato denunciato dai conservatori e dai socialisti, al governo fino a ieri, ma non dal padronato che ha chiesto semplicemente l’applicazione a stadi della misura preannunciata.

Inoltre, come ha dichiarato il vice-ministro per la Riforma amministrativa, saranno riassunti circa 3.500 dipendenti statali che sono stati licenziati, secondo gli accordi tra la troika e il governo precedente, ma «in modo anti-costituzionale».

Tra di loro le donne addette alle pulizie nei ministeri e i custodi scolastici; entrambi i gruppi di lavoratori sono divenuti famosi grazie alle loro lotte per ottenere la riassunzione. Il nuovo sistema di valutazione per il settore pubblico che sta elaborando il governo «non sarà punitivo nei confronti dei dipendenti, ma sarà finalizzato per migliorare i servizi del settore pubblico».

Il vice-ministro della Prevenzione sociale, Dimitris Stratoulis ha rassicurato che i pagamenti delle pensioni saranno garantiti, dopo una dichiarazione ad un canale televisivo del segretario generale dello stesso ministero, che aveva espresso preoccupazione per il flusso di denaro destinato alle pensioni di marzo.