La 52° Mostra Internazionale del nuovo cinema di Pesaro ospita Le Ragazze del Porno che, insieme alla proiezione di venerdì 8 luglio del corto erotico Queen Kong di Monica Stambrini (2015, 18’), presenteranno le novità del loro progetto durante la mattina del 9 luglio nella tavola rotonda «Italian Porn» realizzata in collaborazione con la rivista 8e ½, che ha dedicato un intero numero all’argomento del porno d’autore in Italia.

Come nasce il progetto de Le ragazze del Porno?

L’idea nasce nel 2012 dall’articolo di Tiziana Lo Porto sui Dirty Diaries, una serie di cortometraggi porno diretti dalla regista svedese Mia Engberg e finanziati dal governo; progetti simili sono stati realizzati anche in Francia come in Spagna, ma non in Italia. Incontrai Tiziana a Roma, nel periodo delle olgettine di Berlusconi, e riflettendo insieme sul degrado dell’immagine femminile e la mancanza di una visione erotica per le donne abbiamo deciso d’intraprendere questo progetto.

Chi sono le ragazze del Porno?

Siamo una decina di donne di età diverse provenienti dal mondo del cinema, ma il nostro progetto non si ferma alla realizzazione di cortometraggi erotici; cerchiamo di unire e raccontare diverse esperienze come lo Stop motion Mani di Velluto realizzato da Regina Orioli. La nostra associazione, infatti, può essere considerata come un contenitore in cui far fluire le diverse esperienze per poi realizzare progetti differenti.

Da dove parte l’idea per il tuo corto?

La mia idea nasce dal voler aprire il cinema alla sessualità come un atto liberatorio ma anche una sfida, soprattutto come donna, molto importante da realizzare. Fino adesso le donne sono state oggetto del desiderio, vittime del clitoride che nel mio corto diventa elemento importante, trasformato in un piccolo pene. E la mostruosità si manifesta come cardine del discorso, proprio del desiderio di vivere la sessualità in modo forte.

Nel corto sono presenti sia attori provenienti dal cinema sia dal mondo del porno, come hanno vissuto gli attori l’incontro tra questi due generi?

Sia Luca Lionello che Janina Rudenska, incontrata per caso a Roma, hanno partecipato con grande interesse, cercando e trovando nella realizzazione del corto una sfida sia personale sia professionale. Valentina Nappi è stata molto paziente, soprattutto per i tempi di preparazione e trasformazione nel terribile satiro. Valentina è una persona sensibile e intelligente ed è stata lei a contattarci per entrare a far parte del progetto Le ragazze del porno. In più è una ragazza molto simpatica: durante la presentazione del corto al Queens world film festival a New York si è divertita molto nel rispondere alle domande del pubblico e a firmare autografi.

Quali sono state le reazioni del pubblico newyorkese?

Il corto è stato proiettato in tardissima serata e all’inizio ero un po’ preoccupata perché vedevo il pubblico andare via alla fine dei programmi precedenti, ma piano piano sono tornati ed è stata una sensazione strana sentire nel buio della sala le loro risate; sensazione che si è trasformata in un’emozione bellissima quando si sono accese le luci e ho capito che la loro risata era un atto liberatorio, erano entusiasti, felicissimi, curiosi.

Quali origine ha l’immagine mostruosa che interpreta Valentina Nappi?

Inizialmente, come dice il titolo del corto, doveva essere un gorilla, bestiale e ancestrale; ma i costi del Prosthetic make-up e i tempi di preparazione erano alti e molto lunghi, per non dire difficili con tutti i peli da dover attaccare sull’attrice. Così tornando con la memoria alla mia infanzia, l’immagine del satiro mi ha sempre affascinato e intrigato come simbolo antico e bestiale della sessualità. In più oltre ad essere molto più pratico da realizzare scavalca e risolve il problema di non voler rientrare in una categoria Gender.

Come mai due attrici per lo stesso personaggio?

La scelta è proprio per la loro diversità. Volevo rendere ancora più evidente l’opposizione dei due esseri: l’eleganza e la sensualità intrigante di Janina opposta alla mostruosa e bestiale sessualità dell’altra.

In quanti giorni è stato realizzato il corto e come ha lavorato il cast tecnico? e come è stato finanziato?

Abbiamo girato in tre giorni, senza contare il lavoro di preparazione delle protesi per Valentina realizzate da Andrea Leanza e il cast tecnico ha lavorato con professionalità, esperti quali sono come il direttore della fotografia Fabio Cianchetti. Il corto, come tutti i progetti de Le ragazze del porno, ha trovato un appoggio economico attraverso il crowdfunding e il progetto Art of Porno, dove sono state donate diverse opere d’arte per poi essere vendute. Spero che riusciremo a trovare una produzione più stabile, soprattutto per avere una distribuzione maggiore al di fuori dei festival.