Per organizzare un incontro sul No al Referendum all’Università Orientale di Napoli ci vogliono le procedure speciali. Ieri pomeriggio il Collettivo autorganizzato universitario aveva invitato la giornalista Francesca Fornario e il professore emerito di diritto costituzionale Massimo Villone a discuterne. Avevano seguito la procedura utilizzata per ogni iniziativa da 8 anni, di cui gli ultimi due sotto l’attuale direzione: inviare comunicazione al Polo didattico, al rettorato e alla guardiania e, naturalmente, ottenere la disponibilità della docente che avrebbe dovuto insegnare nell’aula. Ma il referendum è un tema sensibile per il governo, così la rettrice Elda Morlicchio ha inviato una mail a Villone e Fornario: «Apprendiamo con sconcerto che parteciperà a un’assemblea non autorizzata». Anche la docente ha ricevuto la chiamata della rettrice.

«Non si tratta di censura, per carità – ha spiegato ieri Fornario, intervenuta comunque all’incontro insieme a Villone -. Anche a Radio2 quando mi hanno detto di non fare più l’imitazione della mamma di Renzi mi hanno spiegato che era solo un cambio di linea editoriale. Addirittura mi hanno chiamato dalla mia casa editrice, Einaudi, per avvisarmi che erano stati contattati dall’univeristà, da tale Cundari, che li avvisava della mia partecipazione. Ho rassicurato tutti, ho piena consapevolezza di dove vado e di cosa faccio». Fornario ha tranquillizzato la rettrice via mail.

Molto netta anche la replica di Villone: «Con riferimento alla Sua segnalazione, desidero segnalarLe a mia volta che sono stato invitato a partecipare da studenti dell’Ateneo. Non è mai stata mia abitudine verificare se le formalità burocratiche fossero state adempiute. Ho sempre ritenuto che gli studenti fossero padroni di casa non meno dei docenti e dei Rettori e, quindi, titolari dello jus admittendi alios. Devo quindi confermare la mia presenza all’assemblea, perché qualunque diverso comportamento sarebbe visto come cedimento a un intervento censorio».
Morlicchio ha poi dichiarato che la mail serviva a precisare che non c’era stata comunicazione.

«E’ davvero una novità pericolosa – scrivono gli attivisti – quella di una rettrice che pretende di impedire le assemblee degli studenti, ma intendiamo anche denunciare questa ennesima censura ai danni del No. Anche la docente che ci ha ceduto l’aula avrebbe voluto partecipare al dibattito, ma è precaria ed è costretta a fare un secondo lavoro per vivere». In sala anche i 5 licenziati Fiat che hanno vinto la causa contro il Lingotto: in attesa del reintegro si attivano per il No.