Erdogan si comporta come se Rojava fosse territorio turco. Ecco perché neppure prende in considerazione le ricostruzioni di Mosca sulla localizzazione dell’Su 24 russo, abbattuto martedì, dall’aviazione turca. Secondo le autorità russe, il velivolo si trovava in territorio siriano nel momento dell’abbattimento. Nonostante le prime ricostruzioni, uno dei due piloti è scampato all’attacco, grazie ad un intervento delle forze speciali russe. Il pilota sta bene ed è stato messo in salvo in una base aerea russa in Siria. Il capitano Konstantin Murakhtin ha sostenuto di non essere mai entrato in Turchia e di non aver ricevuto alcun avvertimento prima dell’attacco.

I miliziani turcomanni, attivi nel cantone di Efrine (Rojava), avevano assicurato che entrambi i piloti, dopo essersi lanciati con il paracadute, erano stati uccisi. E nella serata di ieri, secondo le agenzie, un convoglio di aiuti per rifugiati sarebbe stato colpito da raid aerei ad Azaz, nel nord della Siria vicino al confine turco. Lo ha riferito l’agenzia Anadolu, secondo cui 7 persone sono rimaste uccise e altre 10 ferite; non è ancora chiaro al momento se i raid siano stati russi o siriani.

Il giorno dopo l’incidente, in ogni caso, i toni di autorità russe e turche sembrano però più sfumate. Putin aveva parlato di «atto ostile» e «terribili ripercussioni» dei «complici del terrorismo». Il presidente turco Erdogan ha difeso l’intervento turco definendolo compatibile con le regole di ingaggio. Secondo Ankara, il bombardiere russo avrebbe ricevuto non pochi avvertimenti prima dell’abbattimento. Anche il presidente Usa Obama, aveva sostenuto la legittimità turca a difendere il suo territorio. Erdogan ha anche stigmatizzato l’azione russa che mirava a colpire i combattenti turcomanni, parte delle opposizioni siriane al regime di al-Assad, che godono di un certo sostegno turco. L’abbattimento di ieri è avvenuto proprio nella provincia turcomanna di Bayirbucak. «Nessuno attacchi Bayirbucak, abbiamo parenti e amici là. Lì non ci sono i jihadisti di Is», ha detto il presidente turco, confermando che ormai la Turchia considera il Nord della Siria una sua estensione, come era già avvenuto in passato con l’annessione della provincia araba di Hatay.

Erdgan ha aggiunto che «il regime di al-Assad e i paesi che lo sostengono sono impegnati in attacchi contrari allo spirito di Vienna». Il premier russo Medvedev, non ci sta a perdonare Ankara. E ha parlato di «un’azione criminale», aggiungendo che l’abbattimento potrebbe avere come conseguenza l’annullamento dei progetti commerciali con Ankara (per esempio in tema di gasdotti).

Il ministro degli Esteri russo Lavrov, ha definito l’azione turca come «una provocazione premeditata». Lo scopo di Ankara sarebbe quello di imporre in Rojava una no-fly zone che impedirebbe gli attacchi russi e rafforzerebbe le safe-zone turche. Il capo del ministero della Difesa, il generale Sergei Shoigu, ha confermato che l’incrociatore russo Moskva si trova ora a largo di Latakia. Il presidente Vladimir Putin ha aggiunto che saranno dislocati nella base russa in Siria di Hamimim, sistemi missilistici di difesa aerea S-300. Putin aveva definito la Turchia, complice del terrorismo, in riferimento anche all’accusa contro 40 paesi, alcuni membri del G20, di finanziare direttamente lo Stato islamico.

A cercare di placare gli animi, è stato l’ambasciatore russo a Parigi, Alexandre Orlov, che ha annunciato la disponibilità di Mosca a creare uno «stato maggiore congiunto» anti-Is che comprenda anche la Turchia. Lo stesso Erdogan ha assicurato di voler evitare un’escalation. I ministri degli Esteri di Russia e Turchia hanno concordato un colloquio nei prossimi giorni per discutere dell’abbattimento del jet di Mosca. Ma l’esercito russo ha confermato che continuerà i suoi raid aerei contro obiettivi di Is vicino al confine turco.

Il presidente russo Putin ha invitato i suoi connazionali a evitare viaggi in Turchia per la possibilità che si ripetano azioni simili contro gli interessi russi. Putin ha anche condannato l’«islamizzazione» che Erdogan sta imponendo al paese: un diretto attacco al fatto che a ordinare di abbattere l’Su 24 russo sia stato il premier Davutoglu e non i vertici dell’esercito turco.

L’intensificazione dei raid russi in Siria, decisi con il sostegno iraniano, durante l’incontro tra Putin e la Guida suprema Ali Khamenei, sono sempre più in contrasto con la volontà turca di annettere Rojava al territorio turco, trasformando la regione in una prigione per migranti con lo scopo di azzerare la guerriglia kurda delle Unità di protezione maschili e femminili (Ypg-Ypj) e del partito democratico Unito (Pyd).