Dopo una settimana in cui si è blindata per la paura essere colpita come Parigi, lentamente Bruxelles prova a tornare alla normalità. Prima la riapertura delle scuole e dell’università poi, ieri, l’Ocam – l’organo di coordinamento per l’analisi delle minacce – ha stabilito di far scendere lo stato di allarme dal livello 4, il massimo dove la possibilità di un attentato viene ritenuta «grave e imminente» a 3, livello in cui la minaccia è classificata come «possibile e verosimile». Un gesto di distensione per una città stressata da continui allarmi e da blitz raramente seguiti da risultati concreti. E’ successo anche ieri a Sambreville, non lontano da Charleroi, dove la polizia federale ha chiuso l’autostrada ed eseguito alcune perquisizioni alla ricerca di armi e sospetti che non sono stati ritrovati. Si è rivelato un falso allarme, invece, quello scattato nella Moschea Grande di Bruxelles dopo il ritrovamento di una busta che si pensava potesse contenere antracite. Undici persone sono state decontaminate prima che si scoprisse che si trattava solo di polvere bianca. «Sono i terroristi a seminare angoscia, non le comunicazioni del governo», ha detto ieri il premier Charles Michel rispondendo alle polemiche di questi giorni.
E’ una quotidianità a singhiozzo quella che la capitale belga prova a riconquistare sotto gli occhi attenti dei circa mille militari effettivi, di rinforzo alle forze di polizia, che pattugliano le strade cittadine.
La presenza delle forze dell’ordine resta concentrata sugli obbiettivi sensibili (istituzioni europee e ambasciate) così come nei centri commerciali, scuole e luoghi d’interesse pubblico. Ancora chiuse buona parte delle stazioni metropolitane (35 su 69). Chiusi i musei, i teatri, gli auditorium e le sale concerto. A riprendere vigore è invece la polemica politica. Le dichiarazioni di alcuni esponenti del partito di governo N-VA (d’opposizione nella città di Bruxelles), nazionalisti fiamminghi di estrema destra, sono aperti attacchi alla gestione della città da parte dei partiti franconfoni, indirizzate in particolare al partito socialista. Il ministro all’Integrazione e all’Asilo politica Theo Francken, in quota NV-A, noto per alcune simpatie nazi-fasciste, ha invece esortato i richiedenti asilo afghani a non raggiungere il suolo belga. Attraverso un comunicato ufficiale il ministro ha annunciato la stretta sulle domande di asilo politico.
La crisi della capitale belga, in seguito alla minaccia terroristica, è stata fin da subito strumento di propaganda politica da parte della N-VA, partito di governo, con propaganda d’opposizione, secondo uno stile ed un linguaggio che nel panorama politico italiano potrebbe essere paragonato a quello della Lega Nord. Partito anti-immigrazione, in difesa di un interesse territoriale circoscritto (il nord di lingua fiamminga) ma con aspirazioni di governo nazionale. Il ministro degli interni (N-VA), Jan Jambon, aveva dichiarato subito fin dai primi giorni che «avrebbe fatto personalmente pulizia nel comune di Molenbeek», quartiere a maggioranza musulmana, governato per vent’anni da un sindaco socialista Philippe Moureaux (1992-2012), accusato implicitamente di lassismo.
Le polemiche si erano spente, in ragione della difesa nazionale, in concomitanza con le azioni di polizia dello scorso fine settimana per poi riaccendersi con le dichiarazioni del deputato N-VA, Karl Vanlouwe, che ha duramente attaccato la gestione «francofona» della capitale degli ultimi anni. Una prova di forza che vuole imporre la N-VA come partito forte sul piano della sicurezza ed intransigente sulle politiche d’accoglienza. Un tema molto caro al partito nazionalista fiammingo, che per voce del suo esponente più estremista, Theo Francken, ministro dell’Integrazione, ha annunciato una stretta sulle domande di asilo politico ai profughi iracheni ed afghani. «Le autorità belghe competenti in materia di asilo politico, sulla base dell’attuale situazione in Afghanistan, hanno stabilito che non sarà considerato necessario accordare uno statuto di protezione a tutti i cittadini afghani» ha fatto sapere Theo Francken annunciando il probabile rifiuto di molte domande d’asilo politico.
Intanto si è appreso che di Salah Abdeslam e Mohamed Abrini, i due super ricercati per gli attentati di Parigi, ma anche dei fratelli Abaaoud, fanno parte di una lista di 85 nomi di persone di Molenbeek sospette e redatta dall’Ocam. Una lista aggiornata ogni due mesi in cui l’Ocam parla di Abrini come «persona rientrata dalla Siria», mentre Salah viene indicato come persona «in via di radicalizzazione». Nomi e indicazioni trasmessi con richiesta di riservatezza a tutti i borgomastri e ai capi delle polizie locali dei comuni. Ma non, a quanto pare, ai servizi segreti degli altri paesi.