La dissidenza interna al partito democratico non si placa. Nel terzo giorno di convention continuano le polemiche e le battaglie che i «sanderisti» delusi vogliono portare avanti, e che stanno portando avanti. Non è una massa omogenea, come sempre accade in situazioni dialettiche, qui a Filadelfia la si può suddividere tra dentro e fuori il perimetro di Welles Fargo, dove si tiene la convention: fuori i militanti e il partito dei verdi che li corteggia, dentro i delegati non allineati.

Subito all’esterno della convention, in una striscia di parco che si trova tra il cancello che delimita la zona di Welles Fargo e la strada che fa parte della circonvallazione, Occupy Wall Street ha impiantato il collaudato accampamento, fondando OccupyDnc. L’atmosfera è tra il campeggio e la gara di resistenza. Di giorno fa molto caldo e la notte è umidissima, ma comunque si svolgono i seminari di resistenza civile e di disobbedienza. Per la maggior parte chi è a OccupyDnc non voterá mai per Hillary, nemmeno se dall’altra parte arrivassero 37 Trump.

Yahne Ndogo, artista, attivista e scrittrice, parte di «Or Sanders Or Bust», dice che votare per Trump o Hillary è la stessa cosa. «Se tutti sapessero cosa ha fatto lei, politicamente, in questi anni, non raggiungerebbe i 6/7 voti. Bisognerebbe fare una campagna dettagliata sulle nefandezze di Hillary in Rowanda, ad Haiti, lei di fatto disprezza la comunitá nera, latinos e musulmana, non ne è la paladina. Guarda alla sua politica sul tema israelopalestinese. Ti sembra che aiuti la causa palestinese o che difenda Israele? Se sei per la difesa di Israele non puoi essere anche filomusulmana, è in contraddizione». Ma cosa vorreste che accadesse? «Che la convention la screditasse e nominasse Sanders».

Questo ovviamente non accadrà anche perché Sanders per primo sta sostenendo Clinton contro il pericolo Trump che, evidentemente, lui invece percepisce come da evitare ad ogni costo.

Durante la notte, a chiusura, mentre si stava spegnendo l’eco del formidabile discorso di Obama, un gruppo di manifestanti si è arrampicato sulle grate e ha cercato prima di scavalcare, poi di sfondare le barricate. Per la prima volta il confronto con la polizia è stato fisico, anche se solo in minima parte. È chiaro che durante la convention non debba accadere nulla e la polizia di Filadelfia, come quella di Cleveland dei repubblicani, si comporta come un corpo armato in difesa dei cittadini, come dovrebbe comportarsi sempre, così il risultato è nessun ferito, solo 10 arresti.

All’interno del perimetro, invece, il caso di cui si è discusso è stato quello di Nina Turner, senatrice dell’Ohio, grande sostenitrice di Sanders. Durante le primarie newyorchesi la senatrice Turner, afro-americana, aveva collaborato attivamente alla sua campagna apparendo pubblicamente al fianco di Bernie in situazioni come il comizio all’Apollo Theatre, quindi legittimando l’ebreo bianco nella sua comunità. Anche dietro le quinte Nina Turner era stata più che attiva, formando e motivando i volontari, molti dei quali alla loro prima campagna. La senatrice, per tutta questa serie di motivazioni, era stata delegata dal partito a presentare l’intervento di Sanders di lunedì sera. Ma subito dopo aver dichiarato che non avrebbe sostenuto la candidatura di Hillary Clinton, il partito ha immediatamente sollevato la senatrice dal suo incarico. A dare solidarietà a Turner sono tutti i delegati dissidenti e le star che sostengono Sanders, come Susan Sarandon che si è fatta strada attraverso il cordone di polizia che circonda sempre e senza un vero perché le conferenze stampa di questa frazione di partito e ha espresso il proprio sdegno e la propria delusione.

«Questo è tutto ciò contro cui combattiamo – dichiara Aaron Jones, delegato di Sanders nello Stato di Washington – Questa mossa del partito è avvenuta dopo averci rassicurato che saremmo stati ascoltati, che le nostre istanze sono importanti». Quali sono i vostri piani, a questo punto, avete pensato a una scissione? «No – risponde – io sono un democratico, come i miei colleghi, noi siamo questo partito tanto quanto loro. Non hanno il possesso del partito. Noi vogliamo riportare i democratici a ciò che erano, un partito di sinistra. Non formeremo un’altra cosa che verrà schiacciata da questa macchina. Bisogna battere Trump e bisogna ripristinare i valori del partito. I verdi stanno sottraendo voti ai democratici, i miei colleghi allineati dovrebbero capire che hanno bisogno di noi e ascoltarci».

Il piano di rivoluzione interna ai democratici che Sanders aveva spiegato nella diretta YouTube dopo l’incontro con Obama pare quindi funzionare, stando alle risposte di questi delegati. «I delegati di Sanders stanno facendo sì che il Tpp non sia un argomento marginale», commentava oggi The Nation, pubblicazione della sinistra radicale americana, riferendosi alla protesta che durante questa convention si solleva più volte al giorno sulle gradinate dell’arena.

«Questo partito deve ritrovare dialettica interna – continua Jones – deve ricordarsi da dove è partito e con quale missione. Non è una guerra ma è una battaglia che ormai è ingaggiata, una battaglia di democrazia».