Qualche settimana fa, a Newry, vicino al confine per ora invisibile tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica, ma che rischia di materializzarsi come conseguenza del Brexit, è nata una nuova forza politica del repubblicanesimo. Il nome, Saoradh, significa «liberazione». La data in cui è stata presentata è significativa: il 25 settembre 2016, a 99 anni dall’omicidio in carcere a Dublino di Thomas Ashe – soffocato durante pratiche di alimentazione forzata perché in sciopero della fame. Non sembra allora casuale che a leggere l’endorsement dei detenuti politici della New Ira – organizzazione responsabile della recente uccisione dei secondini Black e Ismay, e del poliziotto Kerr – sia stato il noto dissidente Thomas Ashe Mellon.

Il nuovo movimento sembra godere del supporto di tanti prigionieri politici, ed è in palese contrasto con Sinn Féin proprio su questo tema. Ha inoltre ricevuto il beneplacito di uno dei fondatori storici della Provisional Ira, Billy McKee, il quale, assieme ad altri, nel 1969, contestò la leadership dublinese dell’Ira, allora incapace di difendere i repubblicani del Nord.

Saoradh ha già aperto una sede a Falls Road, e nel simbolo campeggia una stella rossa sullo sfondo di un sole che sorge. Nel discorso inaugurale, il presidente a termine, David Jordan – libero su cauzione per il tentato omicidio di un poliziotto nel 2008 – ha fatto riferimento a icone del socialismo rivoluzionario come James Connolly e Bobby Sands. Anche nei social i riferimenti alla tradizione socialista e comunista appaiono espliciti. Come quello a Frank Conroy, morto il 28 dicembre del 1936 mentre combatteva nelle brigate internazionali contro i fascisti di Franco.

Il chiaro intento di questa nuova forza, che sembra raggruppare membri di altre formazioni precedenti, è di riunire tutti i dissidenti contrari agli accordi di pace del 1998, e di far uscire così questi attivisti dall’isolamento a cui li ha relegati il sospetto di collusione con i paramilitari. Sul fenomeno della dissidenza repubblicana aleggiano poi altre ombre, come la presunta contiguità con frange incontrollate della criminalità. Ma è ancora troppo presto per chiarire se sia il caso anche di Saoradh.

Di certo c’è che l’inaugurazione del movimento ha avuto un alto valore simbolico. Sotto uno striscione con i volti dei leader giustiziati della rivolta di Pasqua del 1916, sedevano dodici persone, tra cui Kevin Murphy (già Real Ira), Nuala Perry (ex prigioniera politica dei Provisional), e Mandy, la sorellastra di quel Colin Duffy di Lurgan, che è tra i più importanti dissidenti dell’Ira. Colin non ha rilasciato dichiarazioni, ma la sua presenza è stata un segnale inequivocabile.

Altro aspetto di rilievo, la composizione del pubblico, tra cui molti giovanssimi. È proprio tra loro che può attecchire il messaggio anti-sistema diretto principalmente a uno Sinn Féin per certi versi logorato dal potere, che di recente ha persino accettato il passaggio di una parata orangista in un quartiere cattolico di Belfast. Allora una delle voci contrarie è stata quella di Dee Fennell, vicino proprio a Saoradh.

Il principale avversario politico del nuovo partito è dunque quello Sinn Féin agli occhi di molti sempre più istituzionalizzato. Queste le parole di Jordan: «Chiunque sia nel libro paga degli oppressori della nostra nazione mentre si proclama difensore della nostra liberazione è un falso profeta sconfitto e consumato dallo stesso sistema a cui si oppone».

Il presidente di Saoradh non ha fatto riferimento alla guerra armata, ma tutto fa pensare che, come spesso in passato, la storia possa in Irlanda ripetersi.