Continua l’altalena dei dati sull’andamento dell’economia italiana. Ieri l’Istat ha pubblicato i dati relativi a fatturato e ordinativi dell’industria, ma anche quelli sulle vendite al dettaglio. I dati pubblicati non sono però tutti definitivi e, soprattutto nei confronti tendenziali, cioè rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, non sono corretti per gli effetti di calendario (sono cioè grezzi), quindi non rappresentano, al momento, informazioni definitive per capire come va l’economia italiana.

Ad aprile, l’indice relativo alle vendite delle imprese industriali a prezzi correnti (il fatturato) mostra un calo sia nel confronto con il mese di marzo (-0.6%), che aveva segnato una variazione positiva rispetto a febbraio, sia con il mese di aprile 2014 (-0.2%). Allargando il periodo di riferimento, l’andamento non cambia verso, il confronto tra gennaio ed aprile 2015 e 2014 evidenzia un calo del fatturato pari allo 0.6 percento, dovuto soprattutto a una calo del valore delle vendite sul mercato interno (-1.8%), mentre aumenta il dato relativo al mercato estero (+1.7%). Considerando i settori industriali, nel confronto tendenziale, il calo è più marcato nel settori dell’energia (-11,6%), ma anche in quello dei beni di consumo (-0.6%), soprattutto tra i beni non durevoli (-1.1%) che rappresentano la spesa corrente delle famiglie ma anche dell’amministrazione pubblica. Anche in questo caso, la variazione negativa è dovuta al mercato interno e non alle vendite all’estero. Se c’è una ripresa nell’aria, questa è dovuta principalmente al mercato estero e non a una ritrovata dinamicità del sistema Italia.

Accanto ai dati sul fatturato, vengono registrati quelli relativi agli ordinativi dell’industria, cioè alle commesse ricevute dalle imprese nello stesso mese. Tuttavia, questi dati non offrono un quadro esaustivo poiché, da un lato, non tengono conto di molti settori industriali, tra cui le attività manifatturiere, la produzione di beni alimentari, l’energia, prodotti petroliferi raffinati e quelli relativi alla riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature e, dall’altro, sono espressi in forma grezza. Il confronto è quindi limitato al mese precedente e mostra un segnale positivo (+7.9%) che però non offre un quadro attendibile né complessivo.

Ma i dati sul fatturato e le commesse sono dovuti non soltanto alla variazione nelle quantità ma anche alla variazione dei prezzi finali dei beni scambiati sul mercato, non permettendo quindi di comprendere quanto l’andamento sia trainato da un fattore piuttosto che all’altro. Per sopperire a tale limite, da ieri l’Istat pubblica l’andamento delle vendite al dettaglio, in cui l’andamento dei volumi, cioè delle quantità è separato da quello del valore delle vendite, che appunto risentono della variazione dei prezzi.

Stando ai dati provvisori, le quantità scambiate aumentano ad aprile rispetto a marzo 2015 dello 0.7%, ma in un confronto più ampio che dia una seppure ristretta evidenza della dinamica temporale, si nota che nel periodo febbraio-aprile 2015 e i tre mesi precedenti (novembre-gennaio) la variazione è nulla. Tradotto in altri termini non esiste nessun miglioramento nella vendita al dettaglio.

La grande distribuzione non mostra nessun miglioramento in termini di vendite rispetto all’anno scorso; se da un lato supermercati e ipermercati non specializzati registrano una variazione negativa delle vendite (-0.9 e 1.6 percento rispettivamente), dall’altro, i discount sembrano sempre più gli esercizi preferiti per il consumo di generi alimentari con un aumento del valore delle vendite del 2.2%.