La “fortezza Europa” non è inespugnabile ma tutti devono rendersi conto che ormai è diventata uno dei luoghi più inospitali della terra. Deve essere per questo che ogni giorno esibisce cadaveri nell’indifferenza generale, come accadeva nei secoli bui quando briganti e stranieri venivano impalati fuori dalle mura per scoraggiare assalti e scorribande. Alle frontiere o in mezzo al mare ogni giorno si continua a morire. Uomini e donne muoiono come sempre, annegati o distrutti per la fatica sui barconi, altre volte invece ci sono tragedie che colpiscono più del solito per le modalità con cui gli esseri umani perdono la vita nel tentativo di varcare una frontiera. Come è accaduto lunedì su un traghetto che collega Meilla, l’enclave spagnola in Marocco, ad Almeria, nella Spagna del sud.

Un ragazzo marocchino di 27 anni è morto asfissiato. Era nascosto dentro una valigia sistemata nel bagagliaio dell’automobile del fratello. Lo ha annunciato ieri la Guardia Civil spagnola che ha arrestato il fratello maggiore con l’accusa di omicidio colposo. Il ragazzo, che aveva escogitato il doppio nascondiglio, si è accorto che il fratello non respirava ma quando è intervenuto l’equipaggio non c’era più niente da fare. L’episodio non può non riportare alla memoria la storia di Adou, il piccolo ivoriano di otto anno che lo scorso maggio è stato trovato nascosto in una valigia mentre cercava di oltrepassare il confine tra il Marocco e Ceuta, sempre nella Spagna del sud. La sua immagine ai raggi X – era nascosto in posizione fetale – ha fatto il giro del mondo e ha indignato i cittadini spagnoli. La sua storia si è risolta nel migliore dei modi. Oggi Adou vive con i suoi genitori. Era stato il padre ad escogitare il piano perché non aveva soldi a sufficienza per avviare le pratiche per il visto.

Ma non si ferma qui l’infinita conta dei morti in questi primi giorni di agosto. Altri quattro migranti provenienti dalle zone subsahariane, ha comunicato il ministero degli Interni marocchino, domenica scorsa sono annegati tentando di raggiungere a nuoto le spiagge dell’enclave di Ceuta. Di “routine”, invece, sono le tragedie che si consumano nel silenzio sulle coste italiane, anche quando i barconi vengono intercettati al largo della Libia prima che spariscano nel Mediterraneo. Ieri, sulla nave di Medici Senza Frontiere attraccata al molo Puntone di Palermo, sono sbarcati 529 migranti e cinque cadaveri. Sono tutti morti per disidratazione durante le tredici ore di viaggio prima del soccorso. Lo staff di Msf racconta di un’esperienza molto traumatica vissuta a bordo della nave dove è stata improvvisata una cerimonia funebre. I medici si sono presi cura di due bambini piccoli che hanno perso il padre e di altri tre che invece hanno visto morire la madre. Anche la situazione a terra è sconfortante.

“Il sistema dell’accoglienza dei migranti al porto di Palermo che si fonda prevalentemente sul volontariato non andrà avanti per molto – spiega padre Sergio Mattaliano, direttore della Caritas di Palermo – solo per acquistare le scarpe ci vogliono diecimila euro a sbarco e la Caritas non ha risorse illimitate. I volontari crescono, gli aiuti del Comune e del Governo no. Anzi, sono niente”. La Caritas palermitana, che da tre mesi ha deciso di non avere più centri convenzionati con la prefettura, punta il dito contro le istituzioni e la disorganizzazione. “Quello che riusciamo a fare – prosegue Mattaliano – è solo frutto della provvidenza. Abbiamo bisogno di tempo per organizzarci e in passato eravamo tra i primi ad essere ad essere avvertiti dagli sbarchi, oggi non più. Bisogna trovare risorse e mettere in campo tutto quello che serve. Negli ultimi sbarchi ho ricevuto notizie 24 ore prima, fino a che ce la faremo bene, ma non sarà sempre così”. Dalla Sicilia alla Calabria la situazione è la medesima. Sempre ieri 86 migranti sono stati tratti in salvo al largo della costa di Crotone, erano a bordo di una imbarcazione di 15 metri partita da una località turca. Le operazioni di sbarco sono state complesse perché a bordo c’erano 27 bambini e 24 donne. Nel porto di Reggio Calabria, invece, è arrivata una nave della marina militare con 369 migranti (263 uomini, 88 donne e 45 minori).