«Lo stress, la velocità della linea e, in ultimo, i gas di scarico delle auto diffusi in un ambiente chiuso come è il nostro in fabbrica». È solo una delle tante risposte raccolte dalla Fiom di Torino, attraverso un questionario anonimo rivolto ai lavoratori, a proposito di condizioni e problemi relativi alla sicurezza negli stabilimenti del gruppo Fca-Cnhi. In particolare, Maserati e Comau di Grugliasco. Sfogliandole si scopre una fotografia ben diversa dal racconto del premier Matteo Renzi, che ieri è andato a Melfi per «vedere in faccia» gli operai.

Quello che esce dalle fabbriche è un ritratto di ansia e fatica. Pause troppo brevi; spazi ristretti; assenza di aspiratori e filtri non utilizzati; postazioni fisse e poco ergonomiche che provocano dolori agli arti superiori. Dolori insistenti alle braccia, ai polsi, alle spalle riguardano, in Maserati, la maggior parte degli addetti: 46,5% li avverte con frequenza, il 34% ogni tanto. Leggermente meno drastico, ma comunque significativo per il deterioramento del benessere psicofisico, il quadro alla Comau: il 47% ha risposto affermativamente alla domanda.

Nei risultati – 971 questionari compilati alla Maserati (2900 dipendenti) e 345 alla Comau (mille addetti, in maggioranza impiegati e tecnici) – emergono anche proposte per migliorare le condizioni. «Far ruotare le persone in modo da non fare gli stessi movimenti per anni e migliorare le postazioni nate male», scrive un operaio. Altre vanno dalla richiesta di un aumento delle pause, a ritmi produttivi più adeguati, fino a una migliore organizzazione del lavoro. «I decantati sistemi organizzativi Ergo Uas e Vcm non vengono applicati regolarmente» sostiene Giacomo Zulianello, operaio Maserati e delegato Fiom. Per Edi Lazzi, responsabile della lega di Collegno, «i dati raccolti sono la dimostrazione che ancora oggi in Fca e Cnhi alcuni principi relativi alla sicurezza e ai carichi di lavoro sono applicati solo a parole; un ambiente di lavoro migliore e più salutare è interesse di tutti».

C’è poi un dato, nei risultati alla Maserati, che balza all’attenzione: il 25,6% dei lavoratori avrebbe problemi a denunciare un infortunio. Alcuni dichiarano timore di ritorsioni e pressione psicologica della gerarchia aziendale. Questi fattori, insieme ai ritmi intensi, causano stress e ansie: nello stabilimento ex Bertone il 37,8% ha risposto «molto» e il 39,4% «abbastanza».

Gli operai auspicano la presenza di un medico per tutti i tre turni e un ruolo più operativo per gli Rls (delegati alla sicurezza). «Il questionario – sostiene Federico Bellono, segretario provinciale Fiom – conferma che il comprensibile obiettivo dell’azienda di un aumento della produttività rischia, per buona parte, di derivare da un’intensificazione della prestazione di lavoro, con un conseguente aumento della fatica e dei rischi per la salute dei lavoratori».

A proposito di Rls, ieri, sono iniziate le votazioni negli stabilimenti torinesi del gruppo Fca-Cnhi. Oltre ventimila lavoratori sono chiamati a esprimersi. I primi sono stati gli addetti di Costruzione Stampi di Mirafiori, oggi toccherà, invece, alla Comau. «Il voto – spiega Bellono – sarà una prova di democrazia sindacale perché per la prima volta, dopo tanti anni, i lavoratori di Fca e Cnhi avranno l’opportunità di scegliere tra le liste di tutte le organizzazioni sindacali, compresa la Fiom. Questo deve essere un primo passo per tornare a elezioni libere e democratiche anche per i delegati Rsa».

Alle Carrozzerie di Mirafiori, dove la cassa integrazione è ormai una costante, si voterà probabilmente a settembre.