Dopo aver rivisto in tv il film Saving Mr. Banks, che racconta lo scontro titanico, realissimo, fra Walt Disney e la scrittrice Pamela Lyndon Travers per la cessione dei diritti di Mary Poppins, si può cercare di non cambiare registro e fare un affondo sull’autrice di quel capolavoro uscito nel 1934, cui seguirono molte «puntate» editoriali. La nanny più famosa del mondo (che in versione cartacea era assai più bisbetica e spaventosa di quanto poi non sia apparsa sullo schermo interpretata dall’incantevole Julie Andrews) si trasformò presto in un serial, ma Travers – origini australiane, abbandonate per Londra – non rimase prigioniera di quel personaggio dirompente e scrisse anche altri romanzi. Fra questi c’è Vado per mare e per terra (un titolo che riecheggia quello del settimanale salgariano del 1904) , pubblicato nel 1941 e ora riproposto da Bur Rizzoli, con la traduzione di Marta Barone e le illustrazioni di Gertrude Hermes (pp. 277, euro 12).

L’avventura comincia quando Sabrina, undici anni e suo fratello James, quasi nove, partono alla volta dell’America a bordo di un piroscafo. Non è una traversata semplice la loro, soprattutto perché i due protagonisti vengono spediti laggiù dai loro genitori non per cattiveria ma perché costretti dalla storia: in Europa infuriano i bombardamenti e non è sicuro far rimanere i propri figli in balia degli eventi dal cielo. Sabrina e James dovranno lasciare la loro casa nella campagna inglese e salpare oltreoceano, per essere accolti da una sconosciuta zia. I due non saranno soli in quel viaggio: a vegliare su di loro c’è Pel, amica storica di famiglia e soprattutto scrittrice. È questo l’escamotage trovato da Travers per narrare attraverso gli occhi di una bambina (il libro è immaginato come fosse il diario di Sabrina) la vera esperienza vissuta a bordo di una nave che si dirigeva verso il Canada piena zeppa di ragazzini sfollati.

Schiacciati dalla malinconia («abbiamo guardato la spiaggia che svaniva e, dietro, le morbide colline verdi; Pel ha detto che dobbiamo serbare quella linea verde dentro nel cuore finché non torneremo»), con lo stomaco in subbuglio, cresciuti in fretta nei giorni della navigazione, circondati da nuovi amici mentre Pel fa da storyteller consolatoria per la ciurma di piccoli sradicati, giungeranno a destinazione.

«Una delle cose migliori dell’America – scriverà Sabrina, con il suo caratteristico tono divertito – è che non devi aspettare per avere qualcosa. Per esempio, se vuoi del ghiaccio, devi solo andare a prendertelo nel Frighirifero». Ma le cose migliori arriveranno con l’Esposizione Universale, un mix di apparizioni favolistiche che riportano un pizzico di magia fra le pagine: mucche ammaestrate, fulmini artificiali, l’uomo meccanico che fuma una sigaretta, i treni a molla e la capsula del tempo con su scritto «non aprire per 5000 anni». Un tempo molto lungo, commenta sul diario la ragazzina, in effetti potrebbe non esserci più nessuno al mondo.