«Sono innocente, con questa storia io non c’entro niente». Risponde a tutte le domande grazie all’aiuto di un interprete Abdelmajid Touil. Respinge le accuse e rifiuta, come previsto, di dare il suo consenso all’estradizione in Tunisia, Paese che lo accusa di essere uno dei terroristi che il 18 marzo scorso fecero strage nel museo del bardo di Tunisi. Un rifiuto scontato, ma previsto dalla procedura che impone al giudice della quanto sezione penale della corte d’appello di Milano Pietro Caccialanza, che ieri si è recato nel carcere di San Vittore per interrogare il 22 enne marocchino, di chiedergli se vuole trasferito in Tunisia.

E’ durata poco più di due ore l’udienza nel carcere milanese Udienza tecnica, necessaria no tanto a confermare l’arresto, cosa avvenuta due giorni fa ma a completare le procedura di identificazione e l’avvio delle pratiche di estradizione, che prevedono non la richiesta alla persona indagata se vuole essere estradata oppure no. Adesso la Tunisia ha 40 giorni di tempo per avviare a sua volte tutte le procedure per l’estradizione di Touil, un periodo di tempo che il giovane marocchino passerà probabilmente in carcere.

«Credo che in questo caso possano esserci tempistiche più rapide», ha detto ieri all’uscita dal carcere il suo difensore, l’avvocato Silvia Fiorentino. Con il giudice Touil ha continuato a proclamarsi innocente, ripetendo che si trovava in Italia il 18 marzo, giorno dell’attentato al museo di Tunisi. «Da febbraio, quando sono arrivato, sono sempre rimasto in Italia» ha spiegato. Ha raccontato di essere partito dal Marocco in aereo diretto in Tunisia, e poi da lì fino in Libia dove dopo una quindicina di giorni si è imbarcato insieme ad altre decine di migranti diretto in Sicilia. E infine da lì, nonostante un decreto di espulsione, in Lombardia, in provincia di Milano dove abitano la sua famiglia, la madre, un fratello e una sorella. «Non sono un jihadista – ha aggiunto – quel giorno ero con mia madre davanti alla tv a guardare quello che succedeva a Tunisi». «La sua versione è coerente con quella dei suoi familiari, è sempre stato in Italia e non si è mai allontano», ha confermato il legale.

Del resto a favore del giovane marocchino ci sono anche le testimonianze dell’istituto di Trezzano su Naviglio dove, pochi giorni dopo essere arrivato a Gezzano, Touil si era iscritto per imparare l’italiano e che confermano la sua presenza a scuola nei giorni precedenti e successivi all’attentato, come dimostrato anche dal registro di classe. Sembra perdere consistenza, invece, l’ipotesi che dietro le segnalazioni fatte dai servizi segreti tunisini alle autorità italiane, e quindi al successivo arresto, possa esserci uno scambio di persona, come ipotizzato da alcuni giornali di Tunisi. Tesi scartata perché, confermano le autorità italiane, la data di nascita della persona indicata dai servizi tunisini come responsabile dell’attentato corrisponde a quella di Touil, mentre le fotografie del presunto omonimo raffigurano una persona di circa 40 anni, decisamente più grande.

Adesso tocca alla corte d’appello fissare l’udienza in cui verrà decisa l’eventuale estradizione, e non sono previsti tempi brevi. Nel frattempo Touil resta in cella. Ieri è stato trasferito dal carcere San Vittore a quello Opera, il solo in Lombardia ad avere all’interno un circuito di alta sicurezza, come previsto per quanti, come il giovane marocchino, sono accusati di terrorismo.

Intanto verifiche su Touil sono in corso anche da parte della procura di Roma, titolare delle indagini sui fatti sanguinosi del 18 marzo dove persero la vita 22 turisti tra i quali 4 italiani. E i magistrati italiani vogliono accertare la possibilità che il marocchino possa avere avuto un ruolo nella vicenda anche se il giorno dell’attentato di trovava in Italia.