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Schiaparelli è giunto su Marte, ma nella serata di ieri non si conoscevano le sue condizioni dopo l’atterraggio. Il «lander» si era staccato dalla navetta madre (il Trace Gas Orbiter) tre giorni fa, iniziando la marcia di avvicinamento verso l’atmosfera e il suolo marziano. L’ultima mezz’ora è stata quella più delicata. Schiaparelli, due metri di diametro, due di altezza e mezza tonnellata di massa, è entrato nell’atmosfera a circa 21mila chilometri l’ora. L’attrito con le particelle dell’atmosfera ha surriscaldato la superficie fino a 1500°C – è lo stesso fenomeno che incendia le stelle cadenti nel cielo di agosto. I desideri dei progettisti dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e di quella russa Roskosmos si sono avverati. Schiaparelli ha resistito al calore, ha azionato il paracadute e i razzi di frenata e ha toccato il suolo marziano intorno alle 17.30. Un’ora e mezza più tardi, un segnale radio ha rassicurato ingegneri e ricercatori in attesa nella base di Darmstadt (Germania): un segnale positivo, ma che non dà certezze sullo stato di salute del lander.

L’OBIETTIVO dei prossimi giorni è studiare l’atmosfera marziana usando sia i dati raccolti dall’orbiter che i sensori montati su Schiaparelli. Il lander, infatti, è provvisto di una stazione meteorologica chiamata Dreams («Dust Characterisation, Risk Assessment, and Environment Analyser on the Martian Surface») che misurerà pressione, umidità, velocità del vento e temperatura sul suolo marziano. Dreams rileverà i campi elettrici su Marte, al fine di comprendere l’origine delle tempeste di polvere che ogni tre anni perturbano la tenue atmosfera del pianeta. I ricercatori italiani sono in prima fila: la responsabile dello sviluppo di Dreams è Francesca Esposito dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Napoli, che ha diretto un team internazionale in cui università ed enti di ricerca italiani hanno un ruolo preminente. Nel complesso, l’Italia fornisce il finanziamento maggiore a ExoMars.

QUELLA DI OGGI è una tappa importante per la missione, dopo le difficoltà seguite al ritiro della Nasa dal progetto nel 2013 dovuto all’eccessivo impegno economico. Il costo per l’Esa ha superato il miliardo di euro e ciò ha causato il rinvio di due anni della seconda fase della missione, prevista nel 2018. I dati di Dreams dovrebbero servire proprio a preparare «ExoMars 2020», in cui Esa e Roskosmos porteranno su Marte un «rover». Il veicolo cercherà tracce di attività biologica, come acqua, metano e molecole compatibili con la vita.