A poche ore dall’inizio della Cop21, la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, la stretta del governo francese sulla libertà di movimento e manifestazione si fa pesante. A farne le spese, alcune decine di militanti ecologisti o d’estrema sinistra che si sono visti notificare l’obbligo di dimora nei loro comuni di residenza. L’obiettivo dell’esecutivo è chiaro: impedire contestazioni pubbliche alla Conferenza, rendendo impossibile agli attivisti avvicinarsi alla capitale, anche in virtù dello stato d’emergenza che vieta ogni tipo di manifestazione.

Particolarmente colpiti dai provvedimenti restrittivi, sono i cosiddetti zadisti (il nome deriva dall’acronimo Zad, in italiano zona da difendere) di Notre Dame de Lande, che occupano da anni l’area dove dovrebbe sorgere il nuovo aeroporto internazionale di Nantes. Quella zadista è una galassia composita, che va dai militanti ecologisti agli anarchici, fino a semplici agricoltori della zona contrari al progetto del mega-aeroporto.

Ed è proprio a causa del sostegno agli oppositori del progetto dell’aeroporto e, più in generale, del suo impegno ecologista, che l’avvocato Joël Domenjoud, membro del team legale della Coalizione Climat, un rassemblement di 130 ong ambientaliste critiche rispetto alla Cop 21, si è visto notificare l’obbligo di dimora fino al 12 dicembre, quando la conferenza internazionale sarà conclusa. Il legale, convocato al commissariato di polizia giovedì mattina per la comunicazione del provvedimento, non potrà lasciare il suo domicilio dalle 20 alle 6 e dovrà recarsi al posto di polizia tre volte al giorno per la firma di rito.

Dello stesso tenore i provvedimenti emessi contro sei militanti ecologisti e d’estrema sinistra di Rennes, nel nord del paese e a un centinaio di chilometri da Nantes. Fonti vicine agli attivisti riferiscono in particolare che a uno dei sei sarebbe stata contestata la partecipazione a scontri con le forze dell’ordine durante una manifestazione a Nantes, per la quale, però, non è mai stato indagato. Il collegamento, anche in questo caso, sarebbe il sostegno alla lotta contro l’aeroporto.

Secondo il ministro dell’interno Bernard Cazeneuve, la ragione di queste restrizioni della libertà personale sono da rintracciare nella minaccia potenziale per l’ordine pubblico rappresentata da persone sospettate di appartenere a movimenti radicali. Il ministro ha rivendicato la giustezza di queste misure. Lo stato d’emergenza, nel quale la Francia vivrà almeno per tre mesi, autorizza provvedimenti del genere, senza l’avallo di un giudice.

Non mancano però le proteste ufficiali davanti a quella che sembra una proiezione reale delle ipotesi di deroga alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, paventate proprio dal governo francese in una lettera al Consiglio d’Europa. Per Emmanuelle Cosse, segretaria di Europa Ecologia- I Verdi, «non è ammissibile che gli ambientalisti diventino degli obiettivi». La stessa presa di posizione è arrivata da Greenpeace Francia, mentre secondo Stephan Oberreit, direttore della sezione francese di Amnesty International, «il sistematico divieto di tutte le manifestazioni che abbiano un legame con la Cop 21, toglie un mezzo d’espressione fondamentale a tutte le voci critiche». Ancora più dura è la presidente della Lega dei Diritti dell’Uomo, Françoise Dumont, che ha espresso profonda contrarietà alla costituzione di uno stato d’emergenza perenne.

Nel frattempo, nel pomeriggio di ieri circa 400 zadisti sono arrivati alle porte di Parigi, nei pressi della reggia di Versailles, per dimostrare contro la conferenza delle Nazioni Unite, definita una messa in scena.

Si moltiplicano, infine, come rilevato ormai anche dai maggiori quotidiani nazionali, le segnalazioni di perquisizioni mal calibrate, improvvisate o eccessivamente dure, da parte delle forze dell’ordine.