«Un grande giorno, abbiamo fatto la storia», hanno commentato Zarif, Kerry e Obama, i fautori di questa pagina senza precedenti per la storia del Medio oriente. Finalmente il tanto atteso accordo sul nucleare iraniano c’è senza se e senza ma.

Ci sono voluti otto giorni, con due di estensione rispetto ai tempi previsti, perché i sei paesi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite insieme alla Germania dessero il via libera a un’intesa definitiva che metta fine a dodici anni di contenzioso nucleare. Il testo dell’accordo era già pronto mercoledì scorso ma sembrava che nessuno avesse il coraggio di annunciarlo al mondo. I negoziatori francesi e inglesi avevano fatto presagire la sigla di un’intesa minore, insignificante. Sebbene il testo finale sarà firmato soltanto il prossimo 30 giugno e solo ora si passa alla stesura dell’intesa, di fatto il vero passo avanti è stato compiuto ieri.

La bozza annunciata a Losanna è la pietra miliare per la fine del contenzioso nucleare. Se già nel 2013 si è di fatto ammesso che l’Iran proseguisse nel suo programma nucleare a scopo civile, dopo la vittoria alle elezioni del presidente Hassan Rohani, soltanto ieri è stata annunciata la cancellazione di tutte le sanzioni internazionali, contestualmente al rispetto dei requisiti dell’accordo annunciato in una conferenza congiunta dall’Alto rappresentante per la politica dell’Unione europea Federica Mogherini e dal suo omologo iraniano, Javad Zarif. Si tratta della più grande conquista diplomatica dei negoziatori iraniani.

Proprio come voleva Tehran, Stati uniti e Unione europea si sono impegnati a cancellare sanzioni primarie e secondarie (su banche, aziende e singoli individui) imposte negli ultimi anni contro il nucleare iraniano, e inasprite dal Congresso Usa nel 2010. Questo sarà sancito non dal Congresso stesso (che a maggioranza Repubblicana avrebbe di certo evitato di rispettare l’intesa) ma da una risoluzione delle Nazioni unite che cancellerà anche i precedenti provvedimenti che avevano strozzato l’economia iraniana e imposto un embargo che ha abbattuto il potere di acquisto degli iraniani. «L’accordo con l’Iran è accettabile», è arrivato a dire il segretario all’Energia Usa, Ernest Monitz: una delle menti dell’intesa insieme ad Ali Akbar Salehi, tra i principali negoziatori iraniani. L’accordo entrerà in vigore in diverse fasi di dieci, venti e venticinque anni.

Secondo Mogherini, questo serve a costruire fiducia tra i negoziatori iraniani e statunitensi. Nella prima fase le attività iraniane saranno sotto lo strettissimo controllo dell’Agenzia dell’Energia atomica (Aiea) che aveva già assicurato il completo rispetto degli accordi fin qui siglati da Tehran nel gennaio 2014.

Si è trattata quindi di una decisione cruciale, di una maratona senza precedenti in questo secolo, di un’intesa dalla portata storica. Ma anche l’Iran ha dovuto concedere non poco ai P5+1. Saranno sospesi i due terzi della capacità di arricchimento dell’uranio da parte iraniana. La centrale di Natanz sarà la sola struttura di arricchimento dell’uranio attiva nel paese. Gli altri siti per l’arricchimento saranno convertiti in centri di ricerca tecnologica.

Non si fa quindi riferimento al trasferimento di centrifughe in Russia, proposta avanzata da Mosca e mai accettata da Tehran. Nella centrale di Fordo non sarà presente materiale fissile e questo per rassicurare tutti i detrattori delle intenzioni genuinamente pacifiche del nucleare iraniano. E così nel rispetto dei Trattati di non proliferazione e dei protocolli addizionali, l’Iran avrà finalmente pieno diritto ad andare avanti con il suo programma nucleare civile. Contestualmente all’intesa si avvieranno programmi di cooperazione internazionale e in materia di sicurezza, del tutto impensabili fino a pochi anni fa.

Questa decisione darà nuova stabilità al governo sciita al potere a Baghdad, rafforzerà la presidenza siriana e ridimensionerà lo Stato islamico, che l’Iran combatte alacremente in Siria, faciliterà la stabilizzazione dell’Afghanistan e forse ridimensionerà le mire saudite sullo Yemen. In ultima analisi, darà all’Iran il ruolo che gli spetta per posizione e importanza storica in Medio oriente.

Molti a Tehran hanno gioito per la fine del contenzioso nucleare. Per tutti l’Iran ora siede a pieno titolo tra i grandi paesi senza imposizioni. La Repubblica islamica, con i suoi volti più moderati, porta avanti con orgoglio un progetto nucleare, già voluto dallo Shah e poi dalla guida suprema Ali Khamenei. Per una volta il premier israeliano Netanyahu non è stato ascoltato.