Fisico imponente, voce dalle tonalità altissime e una presenza scenica importante, quasi da cantante d’opera, Demis Roussos, morto a 69 anni nella sua casa di Atene, non poteva passare inosservato. Tanti successi sparsi negli anni ’70 ma agli esordi la sua voce è il marchio di fabbrica di una delle band di maggior successo fra i ’60 e inizi ’70, gli Aphrodite’s Child, unico gruppo greco capace di emergere sulla scena del pop rock che conta. La svolta dei quattro ragazzi «barbuti e capelloni» è del ’68 quando decidono di lasciare il loro paese, da un anno in mano ai colonnelli per tentare l’avventura nel continente. Sbarcano a Parigi e qui, storia o leggenda che sia, per alcune irregolarità nel visto sono costretti a fermarsi.

Sarà la loro fortuna perché dopo aver ottenuto un’audizione dalla Mercury, il produttore Pierre Sberro li mette sotto contratto suggerendogli come prima mossa di incidere – sull’onda del successo dei Procol Harum con Wither Shade of Pale, rilettura dell’aria sulla quarta corda di Bach, un brano ispirato al Canone in re maggiore dell’abate Johann Pachelbel. Nasce Rain and tears che porterà la band a conquistare le classifiche di tutto il mondo, seguito da una striscia di altre incredibili hit: End of the World, Spring Summer, Winter and Fall, It’s Five O’Clock.

Gli arrangiamenti elegantissimi di Vangelis a evitare troppe ridondanze a pezzi dal forte afflato melodico e i ricami vocali di Roussos, sono alla base di un successo e di un quasi inevitabile scontro fra forti personalità che porterà velocemente allo scioglimento. È il 1971, Vangelis lascia per diventare uno dei grandi autori di musica da film e non solo (realizzerà pregevoli dischi con Ian Anderson, la voce degli Yes, lavorando anche per Milva) mentre Demis in proprio inizierà a incidere una serie di singoli di successo. Su tutti We Shall dance – che vincerà l’edizione 1971 del Festivalbar, Forever and ever e un 45 giri di successo italiano, nel 1976, Profeta non sarò dalla indimenticabile copertina trionfo «consapevole» del kitsch grafico…

Conclusa la stagione d’oro – con una ripresa negli ’80 grazie a un brano da discoteca Dance of Love, estratto dall’album Time un disco nato dopo aver vissuto l’esperienza di un dirottamento aereo, saprà bene amministrarsi in show tv e tanti concerti dal sapore di inevitabile amarcord.