Fortunate coincidenze o tempi ormai maturi? Forse tutte e due le cose, hanno fatto sì che, nel giro di pochi mesi uscissero due libri su Gualtiero Jacopetti e Paolo Cavara, rispettivamente di Stefano Loparco e di Fabrizio Fogliato, dedicati a  due dei tre registi dello scandaloso “Mondo Cane”, uscito all’inizio degli anni ’60 e che testimoniano – da posizioni che offrono spunti, anche, di accesa discussione – il tratto comune percorso con l’ideazione e la realizzazione di quel leggendario film che generò tutta una ridda di ipotesi fino alla loro controversa separazione artistica. E ora, complice anche il restauro del film a cura della Cineteca Nazionale e in concomitanza con la presenza alla Festa di Roma, esce per i tipi Bompiani e con la rigorosa curatela di Alberto Pezzotta, la sceneggiatura de “L’occhio selvaggio”, redatta da Paolo Cavara con Tonino Guerra e Alberto Moravia. Questo film, riprendendo le fila del discorso, ha rappresentato per Cavara il punto di non-ritorno dall’esperienza di “Mondo Cane” e forse anche il punto più alto della sua filmografia offrendo allo spettatore, allora non pienamente compreso, una riflessione sulla violenza dei media e dell’immagine, quanto mai attuale. E nei fatti, mai come oggi ci si rende conto di come una storia univoca del cinema non esiste. Esistono storie di cinema e di film, di paesi e di generi; esistono elenchi  di registi e attori; ed esistono, infine, sistemi produttivi e distributivi che, in modo non sempre virtuoso, costruiscono con la critica il reticolo relazionale della cosiddetta “settima arte”. Almeno così dovrebbe essere, anche quando i caterpillar dell’economia demoliscono le strutture della società dell’intrattenimento – eh sì, mai scordare la funzione commerciale del cinema –  nel tentativo di ricostruirle al passo con il progresso tecnico e comportamentale contemporaneo. Ma, la storia non si può arrestare, semmai ci si può fermare ad osservarla nel suo dispiegarsi nel tempo e negli anni, soprattutto nei suoi incroci più pericolosi.  Un deragliamento annunciato, ma foriero di magnifiche e “a posteriori” fantasie cinematografiche, è stato quello tra il giornalista e scrittore Gualtiero Jacopetti (1919-2011) e lo studente di architettura Paolo Cavara (1926 – 1982): entrambi folgorati, per l’appunto, dal cinema, in particolare dal documentario, intraprenderanno sul finire degli anni cinquanta un percorso comune che li porterà, prima di dividersi ed avviarsi all’elaborazione di linguaggi autonomi, pur se segnati ancora tratti dall’esperienza comune (vedi  il debutto de “I malamondo”  di Cavara e ancor più “L’occhio selvaggio”, di cui si è detto, e “Africa addio” di Jacopetti), all’invenzione di un modo nuovo, spregiudicato e politicamente scorretto,  di girare documentari con i “Mondo Cane”. La loro derivazione dal seminale “Europa di notte” di Blasetti  avrebbe richiesto un discorso più approfondito, oltre l’analisi della struttura ad episodi  e  la ricerca di situazioni scandalose, assurde e inverosimili (riferito all’oggi ci si chiede se un regista  come Ulrich Siedl nella sua ricerca dell’abnorme nella società austriaca contemporanea può non aver visto e studiato i “Mondo movies”?). Dunque, proprio a partire da “Mondo Cane”, gemmato ne “La donna del mondo” e in “Mondo Cane 2” (da estendersi a “I malamondo” per strisciare un blocco imprescindibile di visione) e dal suo strepitoso successo, trasformatosi a più di cinquant’anni dalla sua uscita in un vero e proprio cult – movie, come i suoi autori (compagno insostituibile dei due è Franco Prosperi, regista di qualche titolo interessante come “Un uomo dalla pelle dura”,  che seguirà  Jacopetti fino al fallimento, nel 1975, dell’operazione “Mondo Candido”), si può cominciare a riflettere sulla trasformazione di un genere come il documentario, nelle sue declinazioni di shockumentary e mockumentary, fino ad arrivare a quelle nuove forme di drammaturgia che contraddistinguono la produzione contemporanea che spariglia non poco festival e critica come mostrano, per l’appunto, le recenti uscite dei libri, editati dalle edizioni Il Foglio, di Fabrizio Fogliato, “Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo”, e di Stefano Loparco, “Gualtiero Jacopetti. Graffi sul mondo”.