Giunge da ogni angolo del mondo l’appello al cessate il fuoco a Gaza. Dalle università americane alle città europee ed arabe, dove si moltiplicano le manifestazioni contro l’offensiva militare israeliana e le sue conseguenze su oltre due milioni di civili palestinesi. Gaza oggi occuperà uno spazio ampio anche alle celebrazioni del 25 Aprile a Milano e in tutta Italia. Le armi però non cesseranno di sparare presto a Gaza. I 17 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele, approvati dal Congresso Usa e firmati da Joe Biden, garantiscono munizioni e bombe per la potenza di fuoco che le forze armate dello Stato ebraico impiegano nella Striscia da 200 giorni.

In queste ultime ore le operazioni israeliane hanno avuto una nuova accelerazione, al nord contro il Libano e Hezbollah – il ministro della Difesa Yoav Gallant sostiene che Israele ha ucciso metà dei comandanti del movimento sciita – e soprattutto al sud dove si avvicina l’invasione di Rafah. La città sul confine con l’Egitto è un rifugio per circa 1,4 milioni di civili palestinesi. Per i comandi israeliani invece è l’ultima roccaforte di Hamas e va conquistata per vincere la guerra, smantellare il movimento islamico e liberare gli ostaggi. Oltre alla distruzione della città si teme un ulteriore aggravamento dell’emergenza umanitaria a Gaza. La popolazione il mese prossimo, nelle regioni settentrionali, farà i conti con la carestia secondo i calcoli e le previsioni delle Nazioni unite.

L’esercito israeliano ieri ha fatto sapere di essere pronto a schierare la riserva a Gaza. La 679ª Brigata corazzata Yiftah e la 2ª Brigata di fanteria Carmeli, che erano sul confine con il Libano. Saranno responsabili per le aree centrali di Gaza. In questo modo la Brigata Nahal che sorveglia il Corridoio Netzer – la strada da est a ovest con cui Israele ha tagliato in due Gaza – si unirà al resto della 162ª Divisione per partecipare alle prossime offensive, a cominciare da quella contro Rafah. Lì, secondo gli israeliani, ci sono «quattro degli ultimi sei battaglioni» di Hamas nella Striscia. Altri due sarebbero nel centro di Gaza, a Nuseirat e Deir al Balah. Ieri il capo dello Shin Bet (sicurezza interna), Ronen Bar, e il capo di stato maggiore Herzi Halevi, sono stati in Egitto dove si sono incontrati con il capo dell’intelligence egiziana per discutere dell’offensiva a Rafah che l’Egitto, almeno a parole, non approva. Hamas, da parte sua, ostenta sicurezza e si dice pronto a ribattere colpo su colpo. Un suo dirigente, intervistato da un giornale arabo, ha detto che Yahya Sinwar, il capo del movimento a Gaza che Israele intende catturare o eliminare, non si nasconde più nei tunnel sotterranei e dirige le operazioni militari in superfice, senza timore.

Hamas ieri ha diffuso il video di un ostaggio israelo-americano, il 24enne Hersh Goldberg-Polin. Il giovane, con un braccio amputato e visibilmente provato, lancia accuse pesanti al premier Benyamin Netanyahu e il suo governo. «Fate quello che dovete per riportarci a casa, subito», urla ad un certo punto riferendosi alle trattative con Hamas per la tregua e lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri politici palestinesi. Non è possibile risalire con certezza alla data in cui il video è stato girato, ma Goldberg-Polin parla di «200 giorni» di prigionia e augura alla famiglia una felice Pesach, la Pasqua ebraica, cominciata lunedì. Centinaia di israeliani sono scesi in strada a Gerusalemme dopo la diffusione del video e, scandendo slogan, si sono diretti verso la residenza del primo ministro che si oppone al compromesso con Hamas. Per Netanyahu, il gabinetto di guerra e i comandi militari, la liberazione degli ostaggi passa per l’attacco a Rafah. «Hamas dovrebbe sapere che, quando l’esercito entrerà a Rafah, farà meglio ad alzare le mani in segno di resa. Rafah non sarà la Rafah di oggi…Non ci saranno più munizioni lì. E non ci saranno ostaggi lì», ha detto il comandante della 162ª divisione confermando che l’invasione avrà effetti devastanti.

Biden dopo aver garantito a Israele miliardi di dollari per le sue armi, ha esortato Netanyahu a far entrare al più presto altri aiuti per la popolazione palestinese. Ma il pericolo non è solo la fame. Dove potranno scappare tanti civili è l’interrogativo di morti. Israele dice di aver procurato decine di migliaia di tende per gli sfollati che intende evacuare da Rafah e di aver allestito diverse tendopoli a Khan Yunis, città distrutta quasi interamente dall’offensiva israeliana dei mesi scorsi.

Se l’invasione di Rafah è una questione di giorni, al massimo di settimane, al nord di Gaza sono riprese le incursioni israeliane. Civili scappati da Beit Lahiya hanno riferito che negli ultimi due giorni i bombardamenti sono stati intensi come all’inizio dell’offensiva israeliana. «È come se la guerra fosse ricominciata, come se fosse appena iniziata, hanno bruciato tutto», ha detto un abitante. Israele dice di aver preso di mira le zone da dove martedì il Jihad islami aveva lanciato razzi. A Khan Yunis prosegue il recupero di corpi nelle fosse comuni scoperte nell’area dell’ospedale Nasser. Sono 334 fino ad oggi.