Un paio di occhiali da sole e un biglietto arrotolato. Li ha appesi Anna alla “rete della memoria” del piazzale della Stazione di Bologna. Una rete metallica come quella che 34 anni fa, anche il 2 agosto del 1980 era un sabato, separava il luogo dello scoppio della bomba dal resto. «Questi occhiali hanno un significato ambivalente – spiega – rappresentano la spensieratezza di chi quel giorno stava andando in ferie e allo stesso tempo la volontà di nascondersi di chi stava tramando e preparava l’attentato». Anna ha la gerbera bianca appuntata al petto, è il simbolo dei familiari delle vittime della strage di Bologna. Ieri mattina è stata una dei tanti che hanno lasciato un biglietto, una testimonianza, un disegno su questa rete sulla quale hanno trovato posto poesie di Pier Paolo Pasolini e Roberto Roversi e anche un cartello con “Free Palestine” che ci riporta al genocidio di questi giorni. Un muro del pianto laico per un anniversario che ha richiamato come sempre migliaia di persone. In corteo anche alcune centinaia di militanti dei centri sociali e dei collettivi che hanno abbandonato il piazzale dopo il minuto di silenzio e hanno sfilato in corteo per Gaza. All’indirizzo del sindaco Virginio Merola qualche, debole, fischio.

Il 34esimo anniversario è stato forse quello meno arrabbiato con il governo da parte dei familiari delle vittime. «Per la prima volta ci sono stati dei passi avanti. Dopo 10 anni di immobilismo si è rimessa in moto la macchina che dovrebbe far funzionare completamente la legge 206 sui risarcimenti per le vittime» ha detto il presidente dell’associazione dei familiari Paolo Bolognesi nell’incontro in consiglio comunale con il ministro Giuliano Poletti. Poletti ha assicurato che «l’obiettivo del governo è quello di dare piena attuazione legge 206 per il risarcimento alle vittime delle stragi. È un obiettivo da raggiungere al più presto possibile in maniera equa e piena». Il ministro non ha dato tempi e certezze ma è comunque un fatto che, per bocca dei familiari, quest’anno ci sia qualche motivo in più di soddisfazione.

Poi c’è la legge per introdurre nel codice penale il reato di depistaggio. Un iter che sembra ben avviato dopo l’approvazione in commissione giustizia, per Bolognesi che adesso è parlamentare Pd e firmatario della proposta, l’approvazione dovrebbe avvenire entro l’anno.

Se la strage di Bologna è l’unica che ha una sentenza di condanna per gli esecutori (gli ex Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini) mancano i mandanti e gli ispiratori. Anche la richiesta d’archiviazione della “pista palestinese” è stata ricordata dal palco. E allora è importante ricordare che in questa richiesta dei pm bolognesi c’è anche un passaggio che rende giustizia ad una vittima della strage che ha subìto poi l’accusa postuma di essere stata coinvolta nell’esecuzione dell’attentato. Per Mauro Di Vittorio, «un pezzo di pane, un ragazzo di sinistra che non praticava nessuna militanza ma leggeva Lotta Continua», ha detto la sorella Anna. A tirare in ballo Di Vittorio era stato l’ex parlamentare finiano Enzo Raisi ma per i pm ciò che è stato raccolto su di lui «è del tutto insufficiente al pari dell’orientamento politico» per collegarlo alla strage. «Mi sono ritrovata sola a difendere una vittima del terrorismo e la sentenza sulla strage» ha detto Anna Di Vittorio. Che però si è detta contenta di avere avuto fiducia nella giustizia.