Domenica il ballottaggio senza storia racconta, in realtà, tante storie sull’ultima frontiera in Comune nella città a statuto speciale bilingue, Bolzano. Nell’aula del Rathaus (il municipio, realizzato nel 1907 da Wilhelm Kürschner) ha conquistato un seggio Andrea Bonazza, il primo consigliere che Casa Pound può vantare di aver eletto grazie al proprio simbolo. Le urne hanno restituito il tramonto del “modello Svp” crollata al 15,8% e sorpassata dal Pd versione italo-tedesca. Nel voto per il sindaco peserà il mega-progetto del finanziere austriaco René Benko che con 180 milioni ha disegnato un quartiere intorno al centro commerciale in stile tirolese.

In teoria, il sindaco uscente Luigi Spagnolli ha il terzo mandato in tasca con i complimenti del premier Renzi e il 41,5% del primo turno (coalizione lista civica personale, Pd, Svp, Projekt Bozen, Psi). L’avversario è Alessandro Urzì, consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore, già inchiodato al 12,7% ma soprattutto isolato dalla Lega e dal resto del centrodestra. Domani però si potrebbe materializzare un esodo di massa, perché la vigilia si è consumata intorno al braccio di ferro fra Svp e gli “ecosociali” (Verdi, Sel e Sinistra per Bolzano che vantano 4 seggi) sulla nuova amministrazione e sull’impatto politico del “caso Bonazza” abbinato al trionfo leghista.

Da due settimane Bolzano si riflette nello specchio dell’incubo fascista. L’italianità qui è stata declinata per decenni nel solco dell’orgoglio ventennale, anche come reazione ai “fuochi del Sacro Cuore” che l’11 giugno 1961 fecero esplodere l’autonomismo sudtirolese. Casa Pound ha rispolverato cimeli, tricolori e nostalgie fino a guadagnarsi rappresentanza istituzionale. Sbarcati timidamente in città nel 2003, «fascisti del terzo millennio» hanno utilizzato i locali (dal bar Otto all’attuale location in via Battisti) e aggregato un po’ di ultras dell’hockey, un po’ di studenti e fatto breccia fra animalisti, “ecologisti”, volontari della protezione civile. Fino alle 309 preferenze, record nel centrodestra: il consigliere di FdI si è fermato a 109, il primo degli eletti di Forza Italia a 209.

Così l’anima nera di Bolzano si è incarnata in Bonazza, che ha subito sventagliato dichiarazioni a raffica sul duce e sul “buongoverno vegetariano” di Hitler. Spagnolli si è precipitato con i fiori davanti al muro del lager di via Resia, mentre Renzo Gattegna e Elisabetta Rossi Innerhofer a nome delle comunità ebraiche locali hanno scandito: «La presenza di un esponente di Casa Pound nel consiglio comunale suona come un campanello d’allarme per chi ha a cuore i valori fondamentali della nostra Repubblica e la loro difesa contro ogni rigurgito di razzismo, antisemitismo e xenofobia».

Ma anche la Stella Alpina è una preoccupazione per il centrosinistra “riformista”. Il direttivo cittadino ha dribblato l’analisi del voto e il “popolo Svp” rimane un’incognita nel ballottaggio. Tanto più che la Svp si lecca le ferite in provincia: a San Lorenzo di Sebato il più giovane sindaco Martin Ausserdorfer ha vinto per una manciata di voti; a Valle di Casies senza rivali Kurti Taschler “vanta” 691 voti, 449 schede bianche, 328 nulle. E l’Svp a Bolzano fatica a rintuzzare le critiche rossoverdi sul programma.

Si profila una “piccola Liguria” per il Pd renziano. «Riteniamo che l’elettorato che ci ha scelto sia composto da persone mature, consapevoli, libere e coscienti, che non si fanno dettare decisioni dall’alto. Sceglieranno chi votare in autonomia e consapevolezza, in base al programma a cui, votando noi, hanno dato il consenso» chiarisce la nota sottoscritta da Verdi, Sinistra per Bolzano e Sel. Se la nuova giunta Spagnolli immagina di aggiornare sussidiarietà & cemento, dovrà fare i conti proprio con la coalizione di Cecilia Stefanelli (10,4% al primo turno) e con il M5S ( 9,5% dei consensi). Emblematica l’incompatibilità sul progetto Benko. È stata promulgata nell’estate 2013 una legge ad hoc dalla Provincia per spianare la strada alla «rigenerazione» del cuore di Bolzano. E ora si alzano gli scudi (non solo giuridici) di fronte all’ipotesi di referendum cittadino. Insomma, alla holding Signa che aveva in origine reclutato l’archistar David Chipperfield la pubblica amministrazione aveva steso un tappeto rosso in cambio dei mille posti di lavoro promessi. Si tratta del quadrante di 32 mila metri quadri in centro: intorno al centro commerciale, l’intervento coinvolgeva la stazione dei bus e l’hotel Alpi senza dimenticare le costruzioni residenziali e direzionali. Operazione immobiliare e finanziaria che si è arenata. Un investimento faraonico che stride in campagna elettorale. Tant’è che Spagnolli si ritrova fra l’incudine del passato e il martello delle nuove contestazioni.