La Giornata mondiale dell’acqua di ieri è l’occasione per avvicinare alcuni concetti che non siamo abituati ad associare all’idea di diritto all’acqua. Il primo è «deficit di precipitazioni»: è ciò che hanno vissuto nel Sud Italia in particolare la Sicilia e la Calabria jonica a partire dagli ultimi tre mesi del 2023, generalmente i più piovosi dell’anno. E dato che la situazione è continuata anche nel primo trimestre del 2024, alcuni territori si trovano già in condizione di «severità idrica»: manca l’acqua in Sicilia dove il rischio è alto, e in Sardegna dove la severità è media; soffrono anche Appennino centrale e meridionale, dove non ha praticamente nevicato e il problema è destinato ad acuirsi.

SECONDO I DATI diffusi da Ispra in occasione del World Water Day, la disponibilità idrica nel 2023 è di circa un quinto inferiore rispetto alla media annua del periodo 1951-2023, risultato dell’effetto di deficit di precipitazioni e dell’incremento dei volumi idrici di «evaporazione» diretta dagli specchi d’acqua e dal terreno: terza parola chiave, fa più caldo e l’acqua evapora prima di riuscire a scendere nelle falde. Tutto questo nonostante le piogge dello scorso maggio, un «patrimonio» stimato in circa 49 miliardi di metri cubi, più del doppio di quello che mediamente caratterizza lo stesso mese. C’è un però: le piogge intense e concentrate sono state la causa dei tragici eventi alluvionali in Emilia-Romagna. È così che l’acqua diventa minaccia, come ha ricordato ieri Legambiente, sottolineando che nel corso del 2023 l’Italia ha registrato un incremento del 22% degli eventi meteorologici estremi rispetto all’anno precedente e che dal 2010 al 31 dicembre 2023 su 1.947 eventi meteorologici estremi ben 1.168 hanno avuto come protagonista la risorsa idrica.

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LA SITUAZIONE è grave, come ha spiegato Andrea Barbabella, coordinatore di Italy for Climate, centro studi della Fondazione per lo sviluppo sostenibile: «La drammatica siccità che sta colpendo la regione spagnola della Catalogna, dove in alcune aree non piove da 3 anni e oggi per 6 milioni di persone si prevede il razionamento dell’acqua, dovrebbe ancora una volta ricordarci che dobbiamo uscire da un approccio emergenziale alla crisi climatica». In continuità con Legambiente, il dossier «Troppa o troppo poca? L’acqua in Italia, in un clima che cambia», ricorda: «Che si tratti di siccità o alluvioni è lo stesso: dobbiamo quanto prima mettere in campo misure strutturali in grado di aumentare la resilienza dei nostri territori in un clima che è già irreparabilmente cambiato. L’Italia deve farlo prima e meglio di altri, perché ciò che sta accadendo in Spagna potrebbe presto accadere in qualche regione del Paese, soprattutto del meridione».

SUONA CENTRATO l’appello dell’Unesco, secondo cui è indispensabile garantire che tutti i Paesi del pianeta dispongano di «un approvvigionamento idrico sicuro ed equo» per promuovere prosperità e pace. Richard Connor, redattore capo del rapporto presentato ieri dall’Agenzia delle Nazioni unite per l’istruzione, la scienza e la cultura spiega: «Senza accesso all’acqua pulita, le persone sono esposte a malattie che impediscono loro di andare a scuola, di andare al lavoro, di essere produttive. In questo caso il collegamento è abbastanza chiaro. Senza acqua, non abbiamo sicurezza di base, né produzione agricola, né industria».

SONO BRUTALI i dati: nel mondo, 2,2 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 3,5 miliardi sono prive di servizi igienico-sanitari altrettanto sicuri. Ecco perché le crisi idriche minacciano la pace nel mondo, come spirega l’Unersco. Non potrebbe essere altrimenti se è vero che tra il 2002 e il 2021 la siccità ha colpito più di 1,4 miliardi di persone, e che «a partire dal 2022, circa la metà della popolazione mondiale ha sperimentato una grave scarsità d’acqua per almeno una parte dell’anno, mentre un quarto ha dovuto affrontare livelli ‘estremamente elevati’ di stress idrico, utilizzando oltre l’80% della fornitura annuale di acqua dolce rinnovabile». Il cambiamento climatico aumenterà la frequenza e la gravità di questi fenomeni, con forti rischi per la stabilità sociale.

HA RAGIONE il vicepresidente della Camera, Sergio Costa (5S), già ministro dell’Ambiente: «La Giornata mondiale dell’acqua pone l’attenzione su un bene che mai come adesso è in pericolo. Il 15% dell’Ue è in allerta arancione per la siccità, questo inverno è stato tra i meno piovosi, le temperature record si registrano mese dopo mese. Il susseguirsi di dati non deve farci assuefare. Il governo ristabilisca le giuste priorità in politica economica e si lavori per la salvaguardia di un bene prioritario».