Ecco un’altra bomba carta che potrebbe mettere sottosopra il pallone italiano. Con effetti più seri rispetto all’ordigno fatto esplodere all’Olimpico per il derby tra granata e Juventus: è stato arrestato all’aeroporto di Orio al Serio Hristiyan Ilievski, noto alle carte processuali come lo Zingaro, il super latitante macedone dell’inchiesta sul calcioscommesse. L’uomo venuto fuori al primo giro di arresti per Scommessopoli, quattro anni fa, compreso Beppe Signori, ma non finito subito in carcere perché scomparso. E che tutto conosce delle vie oscure del calcio in Italia, almeno sino a quanto accaduto due anni fa, quando l’associazione criminale internazionale alla quale apparteneva gestiva a piacimento i risultati nei campionati di Serie A e B.

Ora si è deciso, parla. Dopo tre anni di latitanza nel suo rifugio macedone, lo Zingaro si è consegnato alle autorità italiane e sarebbe pronto a dare una spolverata al vaso di Pandora. Il suo compito nella banda delle truffe era quella di agganciare i calciatori che corrompevano e costringevano, non sempre con la sola ars retorica, a truccare le partite, secondo i loro desideri. Se il copione poi veniva rispettato, incassavano cifre che variavano dai 200 mila ai 50 mila euro, a seconda se si trattasse di serie A o di serie B. Sennò dovevano restituire l’acconto. La base operativa e il denaro erano a Singapore.

Con lo Zingaro che si aggirava indisturbato nei ritiri, incontrando calciatori in albergo, pagandoli. O minacciandoli. Inutile sottolineare che le sue spifferate potrebbero dare un ulteriore colpo alla Serie A, già con le ossa rotte tra caso Parma e gli ultimi, ripetuti episodi di violenza con al centro del quadrato gli ultras, tra cori e striscioni vergognosi, calciatori offesi e presi anche a botte. In un’intervista a Repubblica, tre anni fa, Ilievski sosteneva che il suo ruolo nell’organizzazione fosse comprare informazioni. Ma a Cremona puntano molto sulle sue confessioni, per chiarire anche il ruolo nell’inchiesta per esempio di Stefano Mauri, squalificato per omessa denuncia (mancava prova per l’illecito sportivo, con Mauri che ha sempre negato ogni accusa).

E magari anche per decriptare la sua visita a Formello, centro sportivo della Lazio in compagnia di Alessandro Zamperini, ex calciatore coinvolto nell’inchiesta, alla vigilia di Lazio-Genoa del maggio 2011 e la successiva presenza dei suoi uomini in Puglia per truccare Lecce-Lazio dello stesso anno. Solo due esempi. Ma rischiano in tanti, tra i giocatori in attività.