«Chi ha sbagliato pagherà». La formula magica, buona per ogni occasione delicata, è il ritornello che negli ultimi due giorni ripetono più o meno tutti ai piani alti della Rai. Il clamore suscitato dalla censura del monologo sul 25 aprile di Antonio Scurati (e il precedente di Nadia Terranova, che al manifesto ha raccontato di come, a marzo, le sia stato cancellato un suo discorso sulle cariche della polizia agli studenti di Pisa) si inserisce in un momento assai delicato per la televisione pubblica, tra presentatori che vanno via, share in picchiata e polemiche continue sulla qualità e l’equilibrio di programmi e telegiornali. Ieri l’amministratore delegato Roberto Sergio ha incontrato tutti i protagonisti della vicenda: la conduttrice di Chesarà… Serena Bortone, il direttore degli Approfondimenti Paolo Corsini, i responsabili del contratto stipulato con Scurati (chiuso a 1.500 euro netti, quando lui ne chiedeva 1.800).

UN MODO per prendere tempo, oltre che per cercare di fare il punto. Bortone, che ha fatto esplodere il caso con un duro post su Instagram e poi, in diretta, sabato ha letto il monologo censurato, per ora preferisce non rilasciare più dichiarazioni sull’argomento. Chi invece è intervenuto, con l’intenzione di gettare acqua sul fuoco (ma solo fino a un certo punto) è il direttore generale della Rai, Giampaolo Rossi. Parla di «notizie inverosimili» e «ricostruzioni surreali», nega che ci sia stata censura e legge la vicenda come «l’ennesimo tentativo di aggressione nei confronti della Rai». Insomma, c’è un’istruttoria interna in corso sul caso e «il senso di responsabilità richiederebbe di attenderne il termine prima di lasciarsi andare a commenti o conclusioni che rischiano di risultare polveroni mediatici». Rossi, poi, ammette di non avere «alcuna competenza sugli aspetti editoriali» ma di essere comunque «obbligato a ricordare che la narrazione di una Rai che censura è del tutto priva di fondamento».

A CHIEDERE chiarimenti, comunque, sono Fnsi e Usigrai in una nota congiunta: «Chiediamo alla commissione di vigilanza di chiarire se e quale ruolo abbia avuto Meloni nell’indirizzare le scelte dei vertici». Nel giro di un mese il Cda della Rai sarà rinnovato e tutti sembravano ragionevolmente certi dell’ascesa di Rossi al posto attualmente occupato da Sergio. Ora però la faccenda sembra essersi complicata. Il Cdr degli Approfondimenti ha rilasciato una clamorosa nota già sabato pomeriggio, criticando la gestione non solo del caso che vede coinvolta Bortone, ma anche di Report e delle sue repliche tagliate e persino di Porta a porta, che aveva invitato a parlare 7 uomini e nessuna donna di interruzione di gravidanza.

QUEST’ULTIMO CASO, per gli osservatori delle faccende del servizio pubblico, è clamoroso: mai era successo, in oltre mezzo secolo di scintillante carriera, che Bruno Vespa finisse al centro di una polemica interna. Segno di un malumore diffuso oltre ogni livello di guardia, difficile da gestire con la mano pesante, come invece la destra di governo vorrebbe fare. Al di là della partita interna, per il resto le dichiarazioni seguono il copione standard: opposizione all’attacco e maggioranza che minimizza. Così, se il verde Angelo Bonelli vuole portare le censure a Scurati e Terranova all’attenzione della Commissione europea, da Fdi Tommaso Foti dice che Bortone potrebbe sempre dimettersi per togliere tutti, anche se stessa, dall’imbarazzo. Il che la dice lunga dell’idea che la destra ha del servizio pubblico, ma denota anche una certa difficoltà nella gestione del caso.

«IN VIGILANZA vedremo chi ha fatto il furbo», conclude poi il fratello d’Italia. A questo proposito, l’audizione è fissata per l’8 maggio. «Ho chiesto fin da subito che l’azienda fornisse tutti i dettagli su questa vicenda – ha detto la presidente della commissione di vigilanza, Barbara Floridia – ed è assolutamente corretto che ci possa essere un dibattito trasparente nella sede naturale del dialogo tra parlamento e concessionaria del servizio pubblico». Il monologo di Scurati, intanto, è diventato oggetto di ampissimo riverbero in ogni luogo, dalle aule delle università ai consigli comunali, passando per i social, i teatri e pure le piazze: il 25 aprile verrà letto a tutte le manifestazioni per la Liberazione.