L’11 marzo 2024 si è celebrato il centenario della nascita di Franco Basaglia, medico psichiatra. Grazie alla legge 180 detta Basaglia, del 1978, l’Italia, primo paese al mondo, abolisce i manicomi e apre la strada alla rifondazione della assistenza psichiatrica. Qui al cohousing, Elsa, che lavora da 40 anni nella Psichiatria, racconta i doni che secondo lei Basaglia ha lasciato, lezioni per vivere nel mondo anche per e con chi è più fragile. Restituisce Dignità al malato. Insegna la continuità terapeutica.

In manicomio, il senso della Responsabilità collettiva ne permea il clima. È richiesta dedizione completa: responsabilità collettiva, presenza costante e punti di riferimento che sono elementi fondanti della continuità terapeutica, centrale per la buona cura. Insegna l’importanza del gruppo. La lotta inizia con un gruppo di psichiatri e poi infermieri, volontari, amministratori e politici: tutti mossi da un imperativo morale: quei luoghi sono inaccettabili.

La nuova psichiatria è la storia di un gruppo, di un movimento. Quella esperienza è segnata da una parola chiave, che la Psichiatria moderna sviluppa: Recovery. Parola traducibile con verbi quali «riappropriarsi», «riaversi». È un percorso evolutivo: riprendersi la propria vita e storia, è un’idea anche ben presente nella vita privata di Basaglia. Franca e Franco Ongaro Basaglia hanno due figli, Enrico e Alberta. Alberta, oggi psicologa, nel 2014 scrive «Le nuvole di Picasso», appena ripubblicato (Milano, 2024) su suo padre e la sua famiglia. Alberta sin da piccola ha un problema alla vista: Il coloboma oculare, malformazione dell’occhio.

Da bambina, guarda il mondo mettendo la testa di traverso, sistema escogitato per affrontare la sua malattia. Alberta impara anche a sciare. Scrive che vivere a casa Basaglia significa che la malattia non la si nega, ma non deve impedire alla persona di poter vivere, e agli altri di poter stare con lei. Le parole di Elsa suonano come una bussola di orientamento al vivere insieme e nella diversità. «Che storia meravigliosa quella della psichiatria» commenta Ernesto emozionato.

Qui Elsa si fa cupa e triste e commenta: c’è però una indicazione che la storia di Basaglia ci consegna ed è ancora troppo ignorata. In quel percorso le vicende tragiche gli «incidenti», come suicidi, o omicidi in famiglia avvenuti nelle «dimissioni», anche temporanee, e altre criticità, ci insegnano quanto sia importante il lavoro con le famiglie, come lavoro di supporto, di comunicazione e relazione. Benché questo, oggi, sia riconosciuto importante nella teoria, è molto assente nella pratica operativa e terapeutica. Quanta strada ancora da fare.