Roy Chaderton non ha dubbi: «Il proceso bolivariano non è finito, in questa nuova tappa troverà modo di rafforzarsi e di rettificare gli errori».

Diplomatico di lungo corso, ex ambasciatore dell’Organizzazione degli stati americani, Chaderton è il coordinatore internazionale del Comando di campagna del Psuv. Con il manifesto, ricorda l’incontro con Hugo Chavez, quand’era ambasciatore di Rafael Caldera, a Londra. Un incontro che lo ha portato a investire nel progetto bolivariano la sua esperienza di «democristiano di sinistra, cristiano vicino alla Teologia della Liberazione, ammiratore di Aldo Moro e Giorgio la Pira.

Chavez – assicura il diplomatico – era un cristiano radicale e conseguente, come lo è il presidente Nicolas Maduro, ho trovato naturale condividerne il cammino». Chaderton si professa un ammiratore dell’Italia «per le cose straordinarie che custodisce e che ti obbligano a pensare. E poi – aggiunge – da Berlusconi in poi, i governi italiani non ci hanno particolarmente ostacolati. L’Italia ha votato per l’entrata del Venezuela nel Consiglio di sicurezza dell’Onu».

Lei ha più volte levato la voce contro le ingerenze Usa. E ora ha denunciato quelle degli ex presidenti di centro-destra invitati dalla Mud per le elezioni. Perché attaccano il Venezuela?

Gli Stati uniti non si rassegnano ad accettare concetti come rivoluzione e libertà: un sistema di profondo cambiamento che ha assicurato giustizia sociale in democrazia, in pace e con grande partecipazione popolare, e basandosi sull’appoggio delle Forze armate nell’unione civico militare. Contro il governo di Salvador Allende, in Cile, gli Usa hanno dimostrato tutta la loro ferocia, che continua oggi in un diverso contesto, con l’appoggio del latifondo mediatico a livello nazionale e internazionale.

L’esempio di Chavez come leader continentale è molto importante, e questo l’impero lo sa. Alla fine del secolo scorso, Cuba era un esempio di resistenza, ma isolato. Il Venezuela è diventato un esempio per tutta l’America latina e non solo. Una cosa indigeribile per Washington che mette in atto ogni genere di destabilizzazione: dall’Argentina al Brasile, alla Bolivia all’Ecuador… Con Chavez si è messa in moto una progressiva rivolta contro l’imperialismo Usa e i suoi servitori.

Oggi l’impero è in crisi di egemonia, ma la tendenza alla guerra è sempre più pericolosa, ora minaccia anche la Russia. Ma l’orso è pericoloso… Gli ex presidenti che sono venuti qui, fanno quello che chiede loro l’impero. Nel gruppo, ci sono personaggi di estrema destra, ma decenti, e però un 60% di assassini e un 80% di ladroni: sono una banda criminale, sicari di stato che hanno lasciato una scia di sangue come il boliviano Quiroga, vicepresidente del dittatore Banzer, corrotto e coinvolto nei delitti del piano Condor. Un grande esempio di democrazia… Sono tutti «preoccupati» per la democrazia in Venezuela e per i diritti di chi ha seminato violenza.

Gli appelli di Capriles dopo l’elezione di Maduro hanno provocato 11 morti, fra cui due bambini, e numerose devastazioni. Le violenze di piazza dell’anno scorso, 43 morti e oltre 800 feriti. Cifre che i media non citano. «Preoccupazione» è d’altronde la parola-codice usata da Washington per esprimere il fastidio verso i governi non subalterni, con le conseguenze che sappiamo.

E adesso, cosa succederà in Venezuela?

Affrontare un’altra tornata elettorale dopo aver subìto ogni genere di attacco, diffamazione, e un’offensiva internazionale di questa portata che ha favorito l’opposizione non era impresa facile. Le destre hanno già annunciato quel che si prepara a partire dal 5 gennaio, quando ci sarà un altro parlamento: minacce contro la libertà di espressione in un paese di massima libertà di espressione; attacco alla costituzione per rimuovere il presidente Maduro in questo paese che ha un alto rispetto della costituzione.

Ma sono convinto che il movimento rivoluzionario recupererà la fiducia degli irritati, dei demotivati, di chi ha subito il blocco economico ed è stato disorientato. Quando si naviga controcorrente, si hanno solo due possibilità: la più facile è quella di lasciarsi affogare, la seconda è quella di rafforzare la muscolatura, come abbiamo fatto noi durante 17 anni.