Il ministero dell’Ambiente ha autorizzato la costruzione di un parco eolico galleggiante al largo di Civitavecchia. L’impianto in mare sostituirà la centrale a carbone di Torrevaldaliga nord, che l’Enel a novembre, a margine della presentazione agli azionisti del piano industriale per i prossimi tre anni, ha confermato di voler chiudere entro il 2025 insieme a quella di Brindisi. Si è conclusa così la prima fase di un processo cominciato a gennaio del 2020, con l’approvazione da parte dell’allora governo Conte del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), che prevedeva la chiusura di tutte le centrali a carbone in Italia entro il 2025.

A giugno del 2021 il ministero dell’Ambiente aveva invitato a presentare delle manifestazioni d’interesse per un parco eolico al largo della costa di Civitavecchia dalla potenza complessiva di 270 Megawatt e con un potenziale di produzione annua di circa 935 Gigawatt.

SI ERA FATTA AVANTI UNA SOCIETÀ con sede a Milano, la Tyrrhenian Wind Energy, che ha come soci al cinquanta per cento la 7 Seas Wind Power, con sede a Milano, e la Nice Technology, che invece ha la sua sede a Taranto, dove ha realizzato il primo parco eolico offshore in Italia. Le due società sono partner di un piano presentato da GreenIT – una joint venture tra Eni Plenitude e Cassa depositi e prestiti Equity, costituita per sviluppare, realizzare e gestire impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili in Italia – e da Copenaghen Infrastructure Partners (Cip) – il più grande gestore di fondi dedicato agli investimenti nelle energie rinnovabili e leader mondiale nell’eolico offshore – che prevede la costruzione di due impianti eolici offshore in Sardegna e uno nel Lazio, appunto. Già stanno partecipando al progetto per impiantare, entro il 2028, 42 turbine eoliche, con una potenza di 12 Megawatt, a 35 chilometri dalla costa sud-occidentale della Sardegna. In un comunicato stampa del 22 marzo 2023, GreenIT ha fatto sapere che «gli impianti sardi e di Civitavecchia verranno sviluppati da un team di lavoro congiunto, affiancato da Copenhagen Offshore Partners e da Nice Technology e 7 Seas Wind Power, società italiane con provata esperienza nel comparto offshore, che hanno già collaborato con GreenIT e Cip allo sviluppo di altri due progetti in Sicilia e Sardegna».

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LA TYRRHENIAN HA CONSEGNATO al ministero un progetto che prevede la presenza di 27 aerogeneratori, ciascuno con una potenza di 10 Megawatt, tra i 20 e i 30 chilometri dalla costa, su fondali di profondità variabile tra 150 e 450 metri e distribuiti in due sottocampi da 17 e 10 elementi. Nel documento l’area di realizzazione è descritta come «privilegiata» per la vicinanza di «un importante punto di carico (l’area metropolitana di Roma) e di un nodo di trasmissione ad altissima tensione: una situazione non replicabile in altri possibili parchi offshore realizzabili in Italia».

LA SVOLTA È ARRIVATA alla vigilia della guerra in Ucraina. Il 22 febbraio del 2022 l’Enel ha fatto il punto sul piano di abbandono del carbone in Italia, ricordando che la capacità installata è scesa dai 6 mila Megawatt del 2015 ai 4.700 del 2021, e che la produzione di energia è diminuita dai 36 Terawatt del 2015 ai 10,5 del 2021, «in linea con il percorso di decarbonizzazione per arrivare a zero emissioni di CO2 nel 2040». La compagnia elettrica, quotata in Borsa ma partecipata al 23,6 per cento dallo Stato, ha lasciato però che fosse l’allora presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, del Partito Democratico, ad annunciare, il giorno seguente, che «non ci sarà nessuna riconversione a gas» della centrale di Civitavecchia» e che «grazie a questa novità ora possiamo rilanciare la sfida del superamento del carbone, concentrandoci sulle alternative che da tempo stiamo discutendo, come le energie rinnovabili». «Civitavecchia vi sembrerà troppo piccola per assumerla come simbolo di un grande successo, invece non lo è per due ragioni: quanto si è ottenuto qui può avere un valore generale molto importante per tutta l’Italia», hanno scritto sul manifesto Luciana Castellina e Massimo Serafini, spiegando che «a questa decisione si è arrivati perché c’è stata una mobilitazione dal basso» di cittadini, associazioni ambientaliste e sindacati.

ALL’ALBA DELLA MATTINA SEGUENTE, però, con un messaggio video preregistrato il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina e appena ventiquattrore dopo, in un’informativa urgente alla Camera dei deputati sull’attacco russo, il primo ministro Mario Draghi ha annunciato la riapertura provvisoria delle sette centrali a carbone italiane «per colmare eventuali mancanze nell’immediato». Le navi carboniere sono tornate a oscurare con le loro emissioni il cielo di Civitavecchia e la produzione di elettricità in breve tempo è aumentato del 25 per cento, facendo ripiombare la città in un passato che pensava di aver superato. Nei mesi seguenti, i cittadini hanno denunciato in più occasioni le colonne di fumo denso che uscivano dalla centrale e si addensavano sulla città nei giorni in cui non c’era vento.

DOPO I PRIMI MESI DI GUERRA, però, la domanda di energia elettrica è tornata a calare. I viaggi delle navi carboniere si sono via via diradati e pure le emissioni della centrale a carbone, che ora è già quasi spenta. L’Enel ha riconfermato la volontà di chiuderla entro il 2025. A maggio del 2022 la Tyrrhenian ha presentato alla Capitaneria di porto di Civitavecchia un’istanza per una concessione demaniale marittima della durata di trent’anni, chiedendo «l’occupazione di uno specchio acqueo e zone di demanio marittimo per la realizzazione e l’esercizio di un impianto eolico offshore galleggiante», lo stesso per il quale meno di un anno prima aveva chiesto la Valutazione d’impatto ambientale, preliminare alla concessione dello spazio di mare per la costruzione del parco.

LA QUESTIONE ORA SI SPOSTA sulla sorte dei seicento lavoratori della centrale a carbone. L’8 marzo hanno scioperato davanti ai cancelli della centrale di Torrevaldaliga nord. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha detto in un’audizione davanti alla Commissione Attività produttive della Camera dei deputati che «la chiusura deve vedere da parte della proprietà un impegno di riconversione, rioccupazione e gestione di un trapasso che dobbiamo portare avanti a che va gestito anche con le autorità locali e il diritto sindacale di porre le questioni di merito sul lavoro». Il 7 marzo a Civitavecchia c’è stato un consiglio comunale aperto in cui un rappresentante di Eni Plenitude ha illustrato il piano di GreenIT, dicendo che l’impianto impiegherà 1.200 lavoratori, ma dal 2029. I consiglieri di centrosinistra hanno messo in evidenza il «disallineamento» con la chiusura della centrale, prevista nel 2025.