I numeri dell’attività del Movimento 5 Stelle in Europa parlano chiaro. Elaborando i dati sulla base del conteggio di VoteWatch, il portale di sondaggi Termometro politico ha calcolato che in questi due anni il M5S ha votato seguendo le indicazioni del suo gruppo soltanto nel 51,4 per cento dei casi. La percentuale si riduce ulteriormente se si considerano i voti ai singoli emendamenti e non ai provvedimenti in generale. Anche se c’è da dire che il gruppo dell’Efdd, l’Europa della libertà e della democrazia diretta che vedeva grillini e Ukip come soci di maggioranza, è quello meno coeso. E che dentro lo stesso partito di Farage si registra una discreta discordanza di opinioni.

In una recente ricerca sull’«Europa del dissenso» promossa dal Centro Altiero Spinelli, la sociologa Valeria Rosato annota alcune delle discordanze tra M5S e quelli che fino a ieri erano i suoi alleati. Nel febbraio del 2015, ad esempio, si votò sul pacchetto di misure antiterrorismo che comprendeva l’acquisizione dei dati di passeggeri sui voli internazionali anche di paesi terzi: Ukip contrario, M5S a favore. Nello stesso periodo si votò una risoluzione sulla crisi umanitaria in Iraq e Siria che conteneva l’impegno a partecipare alla «campagna globale contro l’Isis-Daesh»: Ukip favorevole, M5S contrario. Identità di vedute si sono registrate soprattutto sui temi economici, sull’ostilità alla Bce e al finanziamento all’integrazione dei paesi dell’Europa orientale.

Sui temi ambientali, invece, i grillini hanno votato spesso con la sinistra. Ma non viene presa neppure in considerazione, nelle ipotesi dei grillini, l’adesione al loro gruppo, il Gue/Ngl, la Sinistra unitaria europea. Un dirigente di Podemos, formazione che vi milita, racconta di tentativi di contatto da parte dei5 stelle, cui gli spagnoli hanno reagito con imbarazzo. Ecco perché molti grillini esultarono quando, lo scorso giugno, Pablo Iglesias non vinse le elezioni politiche spagnole con un messaggio creato ad hoc: «La storia ci dà ragione!». La verde Monica Frassoni spiega che le posizioni sull’immigrazione e la relazione con l’«azienda privata» Casaleggio Associati costituiscono ostacoli insormontabili al matrimonio tra grillini e ambientalisti.

Tuttavia, se si va a guardare bene, anche le posizioni di chiusura verso i migranti espresse da Grillo in questi anni in chiave europea sono state rielaborate in modo differente. Più volte eurodeputati come Laura Ferrara e Ignazio Corrao hanno lavorato in chiave diversa da quella auspicata dal leader, trovandosi poi nella strana condizione di non poter divulgare la propria attività, o di farlo cercando di coniugare con acrobazie verbali sia il rigore predicato da Grillo che l’allargamento dei diritti di circolazione. «Ho una considerazione di Verhofstadt – ilcapogruppo dell’Alde – non tanto diversa di quella che ho di Farage – dice adesso Corrao -. Alcune delle posizioni sostenute da loro sono in antitesi con noi almeno tanto quanto quello di Ukip, soprattutto in materia di governance economica. Su certi temi ci siamo anche scontrati abbastanza duramente. La differenza certa è che Alde, essendo un gruppo grande ed eterogeneo, ha delle delegazioni del Mediterraneo attive ed è un gruppo composto da parlamentari attivi e propositivi nelle varie commissioni. Su alcune materie ed in alcune commissioni abbiamo lavorato bene insieme: immigrazione, diritti civili e diritti umani».

Ma ora la bocciatura dell’Alde rende difficile un ritorno dei 5 stelle tra le braccia di Farage e degli euroscettici.