La scomparsa della Costituzione dalla scuola pubblica ha tanti artefici e un solo movente: recidere i legami tra istruzione e costruzione della partecipazione democratica.

Nel 2019, il governo Conte I, ministro Matteo Bussetti, decise che l’educazione civica da materia doveva diventare attività. Fu seguito da Lucia Azzolina, esecutivo Conte II, che delineò tre aree tematiche di contenuti, «Costituzione e legalità», «sviluppo sostenibile», «cittadinanza digitale». Ora, con il ministro Valditara, è diventata un contenitore, in cui dentro finisce di tutto, dall’educazione finanziaria e quella stradale, dai progetti per l’ambiente a quelli sull’affettività, tranne che nozioni minime sul principi e funzionamento della nostra democrazia, lasciata alla sensibilità dei singoli istituti.

«L’educazione civica oggi è un potpourri di insegnamenti diversi veicolati in sole 33 ore in cui viene aggiunto qualsiasi contenuto per svilire completamente l’obiettivo originario di questo insegnamento: identificare diritti e formare alla partecipazione», spiega Gianna Fracassi, segretaria generale Flc Cgil. «Oltretutto – nota la sindacalista – da un punto di vista organizzativo non si capisce come dovrebbero incrociarsi queste nozioni varie in poche ore e senza fondi». Il collegio dei docenti deve infatti decidere a quale progetto dedicare queste ore, con quali forze e in che modo.

Ci sono scuole che riescono a fare percorsi meritevoli sul riciclo e sull’ambiente, altre che si dedicano a colmare le lacune sull’affettività. Altre ancora che, per mancanza di tempo, si affidano a privati che offrono, dietro pagamento, progetti belli e pronti. Altre ancora che iscrivono le proprie classi a concorsi statali. Tra questi quelli di camera e senato sulla Costituzione. Bandi dovuti ma che non colmano la mancanza di un reale insegnamento su come funziona lo stato e come si esercita la cittadinanza.

A riempire questo vuoto ci ha pensato fino ad ora l’Anpi, che da quasi vent’anni lavora con le scuole su questi temi. Quest’anno però il protocollo annuale con il ministero dell’istruzione (e merito) è stato ritardato proprio per specifica volontà di Valditara che a settembre scorso, aveva dichiarato «la Resistenza non è monopolio dell’Anpi» aggiungendo: «Per essere ancora più espliciti la Resistenza non l’hanno fatta solo i comunisti, ma anche i cattolici, i liberali, gli azionisti e perfino i monarchici».

«Al momento con altre associazioni partigiane siamo in una fase di confronto aperto con il ministero», dice Paolo Papotti, responsabile formazione Anpi. «Sono gli istituti che chiedono alla nostra associazione di intervenire sulla Costituzione per portare la nostra esperienza e parlare del suo significato valoriale come la convivenza civile».

Per l’Anpi inoltre ricorda come nella prima parte della Carta ci siano «tutti gli elementi per spiegare l’oggi: l’ambiente, l’immigrazione, la pace, il lavoro. Si può riflettere su tutte le questioni impellenti partendo da lì». Per i lavoratori e le lavoratrici della scuola però il punto non è solo la programmazione ma che sia stato «snaturato il senso di questo completo di questo insegnamento», come dice ancora Fracassi che chiede di aggiungere all’appello del manifesto sul 25 aprile «l’obiettivo della conoscenza di Costituzione, depurato da tutti gli altri interventi».

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Anche perché, nota la Cgil, «ai cittadini con background migratorio vengono richieste prove di conoscenza delle istituzioni che gli stessi italiani ignorano, noi chiediamo di estenderlo anche agli adulti, e anche a qualche ministro», chiosa Fracassi.

Anche Papotti insiste sulla necessità di andare in piazza a Milano «con le diverse sensibilità per dire che quello che vogliamo è la piena attuazione della Costituzione, il 25 aprile ha portato a un mondo nuovo che chiede a tutti i cittadini di essere responsabili, è un messaggio chiaro che non dovrebbe aver bisogno di appelli ma oggi è necessario farli per sollecitare tutti alla presenza».

Mentre la Flc Cgil annuncia: «Saremo con il cuore a Milano ma con il corpo a Lampedusa con il Camper della conoscenza per dire che la Costituzione prevede il principio di uguaglianza e dare un segnale al governo allo luce di quello che è accaduto a Pioltello e delle manganellate agli studenti. Il modello di segregazione che propone Valditara è opposto a quello della Carta».