Dopo la condanna unanime delle cancellerie e degli organismi internazionali, si moltiplicano gli sforzi per ricondurre Yahya Jammeh alla ragione, cioè al riconoscimento del risultato a lui sfavorevole delle elezioni presidenziali svoltesi lo scorso 1° dicembre in Gambia. A tale scopo oggi a Banjul arriva anche una delegazione di capi di Stato della Cedeao, la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, di cui il piccolo Gambia fa parte, guidata dalla presidente liberiana Ellen Johnson Sirleaf. In campo scendono tra gli altri il presidente della Nigeria Muhammadu Buhari e quello uscente del Ghana, John Dramani Mahama, il quale in questi stessi giorni ha accettato senza problemi un analogo – per quanto assai più netto – verdetto elettorale.

Intanto Adama Barrow, uscito vincitore per soli 15 mila voti dalle urne, lancia l’ennesimo appello a farsi da parte al recalcitrante Jammeh, il quale da 22 anni governa con il pugno di ferro un paese che anche per questo alimenta in modo significativo la tratta dei migranti verso il Mediterraneo. Jammeh aveva prima ammesso la sconfitta, poi ci ha ripensato dispiegando l’esercito nelle strade e chiamando in causa la Corte suprema, con l’obiettivo di far annullare il risultato elettorale per presunte irregolarità.