Pedro Sánchez non ne può più. Con una inusuale “lettera alla cittadinanza”, il presidente del governo spagnolo ha annunciato ieri sera all’ora di cena che ha bisogno di “fermarsi e riflettere” sul da farsi. E che lunedì, dopo aver cancellato tutti gli impegni in agenda fino ad allora (compreso il lancio della campagna elettorale per le elezioni catalane del 12 maggio), annuncerà cosa avrà deciso di fare.

“Mi urge poter rispondere alla domanda se vale la pena, nonostante il fango nel quale la destra e l’estrema destra vogliono trasformare la politica. Se devo continuare come capo del governo, o rinunciare a questo alto onore”, scrive su X.

La ragione di questa inedita reazione di un politico noto per la sua capacità di resistere alle intemperie della politica è l’intensità dell’attacco a cui viene sottoposto. “Nonostante la caricatura che la destra e l’estrema destra politica e mediatica hanno cercato di fare di me, non ho mai avuto attaccamento alla posizione. Ce l’ho al dovere, all’impegno politico e al servizio pubblico”.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’indagine aperta da un tribunale di Madrid contro sua moglie, Begoña Sánchez, per una denuncia dello pseudo “sindacato” Mani Pulite (Manos Limpias), una organizzazione di destra estremamente polemica, che ha denunciato la moglie del capo del governo sulla base di labili indizi per le sue relazioni con imprese private che secondo quest’organizzazione sono sospette di corruzione.

Non sarebbe la prima volta che il lawfare della destra spagnola colpisce figure politiche di sinistra rovinando la loro carriera. Anche se questa indagine sembra particolarmente poco solida. “Come è logico, Begoña difenderà la sua onorabilità e collaborerà con la giustizia in tutto quello che le verrà richiesto per chiarire fatti tanto scandalosi in apparenza quanto inesistenti”, spiega Sánchez.

Ricordando tutti i passi che Pp e Vox, accompagnati da quella che Sánchez definisce una “galassia digitale di estrema destra” hanno fatto per attaccarlo, conclude: “Si tratta di una operazione di mobbing e distruzione per terra, mare e aria per cercare di farmi crollare politicamente e personalmente attaccando mia moglie”.

Pedro Sanchez e sua moglie Begona Gomez al voto alle elezioni del 2016 a Madrid
Pedro Sanchez e sua moglie Begona Gomez al voto alle elezioni del 2016 a Madrid, foto Paul White /Ap

E aggiunge: “Non sono un ingenuo. Sono consapevole che denunciano Begoña non perché abbia fatto nulla di illegale – sanno che non esiste nessun caso – ma perché è mia moglie. Sono altrettanto pienamente consapevole che gli attacchi che sto subendo non sono contro la mia persona, ma contro quello che rappresento: una opzione politica progressista, appoggiata elezione dopo elezione da milioni di spagnoli, basata sul miglioramento economico, la giustizia sociale e la rigenerazione democratica”, rivendica.

Arriva a citare Umberto Eco e la sua “macchina del fango”, in italiano nel testo, per descrivere la strategia del “Signor Feijóo e del Signor Abascal”, leader di Pp e Vox rispettivamente, per “cercare di disumanizzare e delegittimare l’avversario politico attraverso denunce tanto scandalose quanto false”.

La sua lettera si conclude chiedendosi: “La domanda legittima che mi faccio è: vale la pena tutto questo?”, e si risponde: “Sinceramente, non lo so. Questo attacco non ha precedenti, è tanto grave e grossolano che ho bisogno di fermarmi e riflettere con mia moglie. Spesso ci si dimentica che dietro ai politici ci sono delle persone. E, non mi vergogno di dirlo, sono un uomo profondamente innamorato di mia moglie che vive con impotenza il fango che su di lei spargono tutti i giorni”.

Se anche il presidente spagnolo decidesse di gettare la spugna, a pochi giorni dalle importanti elezioni in Catalogna e a un mese da quelle europee, la Spagna non potrebbe tornare immediatamente al voto. Le camere non possono essere sciolte di nuovo prima del 29 maggio (a un anno dall’ultimo scioglimento) e pertanto, almeno temporaneamente, dovrebbe essere eletto un nuovo capo del governo. Con i rischi che tutto questo comporta per la fragile maggioranza parlamentare che oggi sostiene Pedro Sánchez.

Altra opzione sarebbe quella di sottomettersi a un nuovo voto di fiducia. Cosa che in questo momento politicamente delicato non sarebbe per lui una passeggiata parlamentare.