Tutela dei diritti individuali e collettivi nel nome dei valori costituzionali, riaffermazione delle garanzie contro atti giudiziari e di polizia lesivi delle libertà fondamentali, Csm più trasparente, collegialità nella gestione degli uffici: questo il catalogo dei principali impegni che Magistratura democratica (Md) si è assunta nella mozione finale approvata all’unanimità al termine del suo congresso, domenica a Bologna.

Il vento della politica soffia in un’altra direzione, ma le toghe di sinistra non hanno paura di sembrare fuori moda quando denunciano l’aumento delle diseguaglianze «in nome delle ragioni di bilancio elevate a priorità» e la demolizione della legislazione sul lavoro «riportata all’epoca pre-Statuto». La giurisdizione vissuta dalla parte dei più deboli significa puntare il dito contro «i processi di criminalizzazione e imprigionamento delle ‘povertà colpevoli’» di fronte invece alle difficoltà di colpire i «fenomeni sistemici di criminalità organizzata e corruzione».

Un’attenzione particolare, come da tradizione per Md, è stata dedicata al pianeta-carcere, oggetto di un documento specifico in cui si chiede al parlamento di approvare la legge delega di riforma dell’ordinamento penitenziario, tema su cui c’è comunanza di vedute con il ministro Andrea Orlando.

La prigione «deve cessare di essere quel luogo oscuro in cui confinare le insicurezze collettive» e l’esecuzione delle pene deve essere realmente improntata alla rieducazione: serve dare «un nuovo volto alle misure alternative» e fare «ricorso alle nuove forme di giustizia riparativa», in base alle quali sanare le ferite delle vittime è più importante che punire i rei.

E occorre ripensare anche «finalità e presupposti» dei regimi differenziali come il 41 bis.

Ma non di sola Italia si è parlato. Dal congresso bolognese si è levato un grido d’allarme sulla Turchia, dove la repressione colpisce anche i magistrati progressisti, la cui associazione Yarsav è stata sciolta con decreto governativo. Il suo presidente, Murat Arslan, è agli arresti, così come decine di suoi colleghi.

Contro la «deriva totalitaria» in corso nel Paese del Sultano Erdoğan, la corrente di sinistra di giudici e pm chiede «che le istituzioni europee rompano l’assordante silenzio tenuto sinora sulla tragica demolizione dei principi di separazione dei poteri e di indipendenza della magistratura», e chiama alla mobilitazione.

La Md uscita dalle giornate congressuali sembra aver trovato un equilibrio fra la riaffermazione della propria identità e l’investimento in Area, la coalizione con il Movimento per la giustizia, l’altra corrente progressista. Le rotture che alcuni paventavano alla vigilia non si sono verificate, e la conclusione delle assise è stata unitaria.

Dall’elezione del consiglio nazionale, il parlamentino dell’associazione, è venuta un’indicazione sulla nuova leadership: a condurre il gruppo saranno quasi sicuramente Mariarosaria Guglielmi e Riccardo De Vito, i più votati.