Doveva essere designato già alla fine di agosto, il nuovo capo del Dap, carica ricoperta da Giovanni Tamburino fino al 27 maggio scorso. Ma di settimana in settimana la nomina viene rinviata, perché sul riassetto dell’amministrazione penitenziaria si sta consumando quasi una piccola crisi di governo. Il Guardasigilli Andrea Orlando sembra infatti deciso a resistere strenuamente all’ipotesi, caldeggiata da Matteo Renzi e dal ministro Alfano, di far confluire la Polizia penitenziaria dentro il corpo della Polizia di Stato. Che poi al momento sarebbe l’unica possibilità per il premier di dare seguito alla sua promessa di imporre una «cura dimagrante» ai 5 corpi delle forze dell’ordine. Troppo difficile infatti tentare lo scioglimento dell’Arma dei carabinieri, per esempio, o proporre di rimettere mano alle funzioni della Guardia di finanza.

Ma sembra che per il ministro Orlando l’autonomia degli agenti penitenziari vada salvaguardata. E in effetti non è l’unico a pensarlo, non fosse altro per una questione di missione che differenzia i due corpi di polizia: il trattamento del detenuto in un caso, il controllo e la repressione dei crimini nell’altro. «Sarebbe pericolosissimo far dipendere la Polizia penitenziaria dal ministero degli Interni – è il parere di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone –, sarebbe una situazione di regime contro cui l’Onu si è già espressa. È invece auspicabile la costituzione di un corpo unico di funzionari non armati operante dentro il carcere che comprenda educatori ed (ex) poliziotti. Lasciando alla polizia di Stato il controllo esterno e i trasferimenti».

Secondo il sito polpen.it, il braccio di ferro tra Renzi e Orlando potrebbe però “risolversi” a breve, già intorno a metà ottobre, con la nomina a capo del Dap dell’attuale capo Gabinetto di via Arenula, Giovanni Melillo: «Tanto lavoro, tanti soldi spesi –è il commento del sito diretto da Domenico Nicotra, il segretario generale del sindacato autonomo Osapp – e poi pare che non avverrà alcuna svolta epocale e nessuna drastica riorganizzazione».