Cosa ci raccontano i bilanci e i resoconti
trimestrali di Rcs, cioè del
maggioregruppoeditorialeitaliano?
Quandonel 2003l’editore del
Corriere della Sera da HdP diventa
Rcs Mediagroup e si quota in
borsa è ancora un colosso da 2,23
miliardi dieurodi fatturato.Sono
annineiqualiiricavitendonoasalire:
nel 2007 Rcs raggiunge i 2,74
miliardidifatturatocrescendodi358milioni
rispetto l’anno precedente. Da lì inizia una
parabola discendente: nel 2008 si scende di
64 milioni ma la mazzata il gruppo la riceve
nel 2009 con una spaventosa flessione dei ricavirispettoall’annoprecedentedi468milioni
di euro: -17% in un solo anno.Manon sarà
la flessione più netta nel 2012 il differenziale
dei ricavi anno su anno è di -477 milioni , nel
2013di-283milionienell’ultimobilancioannuale
-247 milioni. Dall’anno della quotazioneinborsa(
il 2003)al2015la flessioneèperil
gruppo del 54%, più della metà.
Cosa è successo? Molte cose: la crisi globale,
certo della quale non è solo vittima Rcs,
ma anche scelte strategiche che ancora fanno
discutere come ad esempio l’operazione
Recoletos la società di proprietà dell’editore
inglese Pearson (allora proprietario del
Financial Times) che dopo vari passaggi viene
acquistata da Rcs nell’aprile del 2007 per 1,1
miliardi di euro. Secondo il comitato di redazione
del Corriere della Sera questa operazione
(quando fu acquistata Recoletos aveva già
272milioni didebiti)hagenerato800milioni
di indebitamento e il definitivo declino del
gruppo.Ineffetti seguardiamoai datiancora
più nel dettaglio vediamoche il risultato netto
delle ultime cinque annualità è perennemente
negativo, solo nel 2010 Rcs Presenta
unrisultopositivoanchesediappena7milioni.
Dal 2010 al 2015 le perdite ammontano a
1,4miliardidieuro,ilpatrimonionettointanto
è sceso dall’1,6 miliardi di euro del 2010 ai
105 milioni del 2015 fino ai 79,8 dell’ultima
trimestrale di marzo scorso.
Se torniamo a guardare i ricavi per capire
meglio le ragioni del loro declino vediamo come
la flessione del gruppo dipenda molto dal
terribile ridimensionamento dei ricavi da diffusione:
se nel 2009 le vendite valevano ancora
1,22 miliardi nel 2015 si riducono a 421milioni
(-65%)undeclino netto e inesorabile che
continua anche nel 2016 visto che nel primo
trimestre i ricavi diffusionali devono segnare
un netto -29% rispetto a quelli indicati nel bilancio
del 31 marzo 2015.
Una flessione che, come per tutti i gruppi
editoriali, è guidata dall’inarrestabile declino
delcartaceomacheperilmomentoinRcsnon
corrisponde una adeguata crescita del digitale.
Seppure il contributo del digitale ai ricavi
totali delgruppodal2010al2014è più che triplicato
– dal5%al16%– la crescita del «peso»
del digitale sui ricavi totalisembraancoracon
il freno a mano (vedremo quanto contribuirà
la scelta di adottare il paywall sul sito del Corriere
della Sera).
InRcs,comeinmoltialtrigruppieditoriali,
sono tagliati anche i costi. Quanto? Prendendo
come riferimento ancora gli ultimi
cinque esercizi il costo del lavoro è diminuito
di 130 milioni di euro, i costi operativi di
743 milioni. Rispettivamente un taglio del
29%edel52%.Nelcomplessogliorganici sono
diminuiti di 2.540 unità dal 31 dicembre
2010 al 31 marzo 2016 quando i dipendenti
medi(escluse le attività indismissionecome
Rcs Libri) sono 3.656.
Untaglio del personaledel41%.Il costounitario
per dipendente non è invece così lineare
come ci si potrebbe aspettare di fronte a il taglio
costante dei costi e del personale. Se nel
2010 mediamente un dipendente costava 79
mila euro nel 2013 il suo costo raggiunge i 95
mila euro per poi scendere ancora nel 2015 a
86 mila. La categoria che ha subito più tagli in
Rcs sono stati i dirigenti/impiegati ridotti del
50%dal2010al2015(nelcomplesso1986unità)
quella che ne ha subiti meno è sono stati i
giornalisti che hanno avuto un taglio percentualedel17%
nelmedesimoperiodo(percomplessivamente
298 unità) secondo quanto riportato
dai bilanci dell’editore.
Taglio dei costi che è continuato anche nel
2016.Infatti,inbaseairisultatidelprimosemestre
di quest’anno, approvati durante il consiglio
di amministrazione del 3 agosto scordo,
chehavisto anchelanominadi presidente e di
amministratore delegato di Umberto Cairo, al
30/06, a fronte di un calo dei ricavi del 2.9% è
corrispostounEbitfinalmente positivo per 6.3
milioni di euro contro il negativo di 60.8 milioni
di euro del primo semestre 2015. Risultato
raggiunto, appunto, grazie anche a tagli di costi
per 35 milioni di euro.