«Che fa Palazzo Chigi?». La domanda rimbalza da Genova a Napoli passando per Pisa, alla vigilia dell’ennesimo, odierno sciopero dei lavoratori italiani della Ericsson. Migliaia di addetti che questa mattina tornano in piazza dopo l’ultima fumata nerissima nell’incontro romano fra i sindacati e i vertici della multinazionale delle comunicazioni. Decisa più che mai a inviare le lettere di licenziamento nel quadro di un piano complessivo di 385 «esuberi» in Italia. Unica concessione di Ericsson: «Una finestra di esodi volontari e incentivati fino al 31 ottobre». Altro che «proseguire il dialogo», così come chiesto dal ministro Poletti.

Oggi in piazza con i lavoratori ci saranno assessori comunali come il napoletano Enrico Panini: «Il 30% dei licenziamenti della Ericsson è concentrato a Napoli. E la multinazionale è insensibile da mesi a ogni sollecitazione e proposta. Il dramma è duplice: per le famiglie buttate in strada, e per il ritrarsi di un pezzo di produzione qualificata. Sarò con i lavoratori e i sindacati, per chiedere alla Prefettura un incontro di merito al governo».

Il problema è che l’esecutivo di Matteo Renzi non brilla per dinamismo. «Quando ho sollevato la questione in aula – ricorda in proposito Stefano Quaranta di Sinistra italiana – per rispondere alla mia interrogazione su Ericsson è stato mandato il sottosegretario Ivan Scalfarotto. Il quale, in perfetto burocratese, ha spiegato che l’azienda, nonostante abbia preso fondi pubblici, ma con precisione non ha saputo dire quanti, può tranquillamente licenziare. Promettendo comunque l’interessamento del governo. Interessamento che, a giudicare dai fatti, non c’è stato in alcun modo».

A confermare le parole di Quaranta ecco i sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil: «Nonostante le rassicurazioni della scorsa settimana da parte del sottosegretario De Vincenti, circa un intervento definito pubblicamente ‘robusto’ sull’azienda, il governo di fatto ha voltato le spalle ai lavoratori. Che al tavolo romano hanno saputo che il sottosegretario non aveva in alcun modo coinvolto il ministero del lavoro per agire sul gruppo. Non si comprende se, fino ad oggi, il governo abbia sottovalutato il problema, o se faccia parte della sua politica industriale dare carta bianca alle multinazionali».

Anche affidare a quelle come Ericsson decine di milioni di finanziamento, per favorire centri tecnologici come il Parco Erzelli genovese o l’area della ricerca di San Cataldo a Pisa, così come ha denunciato con una mozione – approvata all’unanimità – il gruppo consiliare pisano Una città in Comune-Prc: «Si chiede con forza al governo un intervento perché siano ritirate le procedure di licenziamento – c’è scritto nel documento – e alla Regione Toscana di verificare la possibilità di bloccare i finanziamenti a favore della multinazionale, e la restituzione almeno parziale dei contributi ricevuti in questi anni».

C’è da dubitarne, visto che, ad esempio e sempre a Genova, 132 addetti di Piaggio Aerospace dovranno andare a casa per mano del fondo arabo Mubadala, del governo di Abu Dhabi.

Omaggiato da Matteo Renzi in persona, meno di due anni fa, con la sua augusta presenza nel corso dell’inaugurazione dello stabilimento di Villanova d’Albenga (qui un’altra cinquantina di licenziamenti). Con accordi solennemente firmati dalle parti, denuncia la Fiom Cgil, che prevedevano di potenziare le produzioni e non licenziare. Si è visto.