Negli ultimi due anni le acque del Mar cinese meridionale sono state tra i luoghi più irrequieti al mondo. La situazione ha a che fare con le contese territoriali che coinvolgono Cina, Vietnam, Filippine, Malaysia e Brunei, oltre che Taiwan, per la sovranità di quelli che sono poco più che scogli o isolotti disabitati, ma in posizione strategica per il controllo delle rotte e i cui fondali sono ricchi di risorse energetiche.

In almeno una di queste dispute, quella sulle isole Spratly, e per uno dei Ppaesi, le Filippine, le pretese di estendere il proprio controllo su questo tratto di mare si affidano all’epopea di Tomas Cloma (1904-1996), ammiraglio autoproclamato, avventuriero, navigatore e fondatore del Libero Territorio di Freedomland.

Nel 1947 Cloma scoprì alcuni isolotti sui quali nove anni dopo cercò di fondare una propria nazione, sancendo la presa di possesso di quei territori con una «dichiarazione al mondo», che ancora è citata nei documenti sulla disputa attorno alle Spratly.

Il destino di Cloma fu finire in carcere nel 1974 per «usurpazione di autorità». La legge marziale imposta nel 1972 dal regime di Ferdinand Marcos «cambiò molte cose», scrive lo storico Ambeth Ocampo. All’ammiraglio, com’era chiamato dagli amici di bevute al National Press Club, fu imputato l’uso di questo titolo, in realtà legato semplicemente al fatto di aver fondato un accademica nautica. Trascorsi alcuni mesi in cella, fu scarcerato con l’impegno di rinunciare a ogni rivendicazione sulle isole che aveva scoperto, annesse formalmente alle Filippine con un ordine presidenziale nel 1978.

«Tomas Cloma, continua Ocampo, è stato dipinto come un eccentrico autoproclamato ammiraglio, sul modello del Colonnello Sanders del Kentucky Fried Chicken. Ma prese possesso e rivendicò le isole contese che oggi chiamiamo Kalayaan, che fanno parte del territorio filippino. La storia di Kalayaan è lunga e complessa. Ci sono significati diversi a seconda delle versioni che si leggono e questo fa sì che sia ancora rilevante».

Anche la storia di Freedomland, come altre vicende di quel particolare tipo di utopie che sono le micronazioni ha caratteri surreali e parodistici .

Graziano Graziani, che al tema ha dedicato il volume Stati d’eccezione, cosa sono le micronazioni, (ed l’Asino, 15 euro), spiega come a giocare un ruolo fondamentale sia spesso la percezione. Nessuno prese inizialmente sul serio le rivendicazioni di Cloma, mentre tutto cambiò con Marcos. Lo stesso avviene dal passaggio dalla condizione di micronazioni, spesso relegate a curiosità per amanti della numismatica e della filatelia, a una scala più grande, quella delle relazioni tra Stati e di politica internazionale

D’altronde è per come fu percepito e considerato dai concittadini di San Francisco che Joshua Abraham Norton, una delle figure base della storia micronazionalista, si fregiò del titolo di imperatore degli Stati Uniti. Correva l’anno 1858 e il gesto di Norton fu un atto di contestazione contro il sistema giudiziario statunitense. A lui è dedicata anche una pagina di Non sequitur, tumblr che raccoglie “allucinazioni eccentriche, ricreazioni pretenziose per ricchi strampalati, forbite fantascienze”.

Come ricordano gli autori «la sua rivendicazione ebbe un esito imprevedibile; i cittadini di San Francisco cominciarono a rivolgersi a lui col titolo imperiale, i poliziotti ben accolsero di fare il saluto al suo passaggio, fu ospitato gratis dai principali hotel e ristoranti della città, non pagò mai i mezzi pubblici e cominciò persino a a stampare delle note di credito da 5 e 10 dollari, che i negozi accettavano di buon grado come forma di pagamento. Joshua diventò effettivamente l’Imperatore Norton, l’intera città lo trattò da sovrano, e lui come tale visse». Un potere e un’autorità tale da essere capace di sedare uno sciopero dei portuali.

Questione di percezione è anche la vicenda del re di di Tavolara. Di fatto un’anomalia storica, frutto di un incontro tra Carlo Alberto di Savoia e Giuseppe Bertoleoni, navigatore e pastore che aveva occupato l’isola al largo di Olbia e cui assegnò il titolo di re, certificando il modo in cui l’uomo si autoproclamava ed era conosciuto dai locali. I documenti di questo lascito si sono ormai persi, ma rimangono testimonianze sui giornali dell’epoca e una foto per i reali britannici.

Il fenomeno delle micronazioni, ricorda Graziani, è più diffuso di quanto si possa credere. Si tratta di errori storici, atti di protesta, progetti artistici, quartieri liberati -come Christiania a Copenaghen o Cihangir a Istanbul- iniziative truffaldine. Oppure sono «isole felici», spesso piattaforme artificiali, come fu l’isola delle Rose al largo dalla costa di Rimini nel 1968 o come è Sealand, nel mare del Nord, cui l’avventuriero Paddy Roy Bates diede status di principato nel 1967, prima micronazione a ricevere il riconoscimento da due Stati sovrani. O almeno così la vedeva Bates.

Nel 1978, mentre con la moglie Joan si trovava in viaggio in Austria, il giurista tedesco Alexander Gottfried Achenbach, di fatto uno dei padri costituenti del principato attuò un colpo di Stato, sostenuto da uomini d’affari olandesi, e rapì il figlio della coppia, Michael.

Bates rispose con un riuscito contro-assalto in elicottero assieme a lealisti e mercenari. I golpisti furono detenuti come prigionieri di guerra. I governi di Germania e Paesi Bassi si mossero allora con Londra che disse di non avere competenza e si appellò a una sentenza del 1968, quando un tribunale britannico rifiutò di ascoltare il caso di alcuni operai inglesi bersaglio delle fucilate dei Bates mentre stavano posizionando una boa, perché il fatto si era verificato fuori dalle acque territoriali. Quello che di fatto era stato il primo riconoscimento internazionale per Sealand

Scarcerati gli olandesi, Achenbach, che possedeva un passaporto di Sealand, fu invece trattenuto come traditore. La Germania inviò allora una delegazione a trattare. Per i Bates fu un secondo riconoscimento, indiretto, dell’indipendenza dello Stato.

Nessun riconoscimento, almeno prima che se ne appropriasse Marcos arrivò invece per Cloma, nonostante i tentativi sia con la Cina comunista di Mao sia con quella nazionalista di Chang Kai-shek. Complica il quadro nel Mar cinese meridionale una rivendicazione che risale al 1870, quando il capitano britannico James George Meads sbarcò e fondò una propria nazione sulle Spratley: la Repubblica di Morac -Songhrati-Meads.

Ancora nel 1992 il Los Angeles Times riferiva delle rivendicazioni dei discendenti dei fondatori della repubblica, che nei primi anni subì anche una secessione monarchica per mano del figlio di Meads. Alcuni di essi continuavano a voler far valere senza successo i propri diritti su quelli che non erano più considerati semplici scogli, ma punti strategici e fonti di risorse. Con buona pace dei proclami sulla «sacralità dei territori dell’invincibile repubblica».