C’è un tempo in cui la diplomazia viene usata per appianare i conflitti, ma non è questo. Ogni giorno sembra che i leader mondiali facciano a gara a chi soffia sul fuoco più forte. Ieri è stato il turno del ministro degli Esteri britannico che da Kiev ha dichiarato che l’Ucraina sarà in grado di utilizzare le armi britanniche a lungo raggio per colpire obiettivi all’interno della Russia. Giovedì ci aveva pensato il presidente francese Macron parlando dell’eventualità che i soldati di Parigi fossero impiegati direttamente sul suolo ucraino. A inizio settimana la tempesta era arrivata da Washington.

DALL’ALTRA PARTE c’è l’uomo dagli occhi di ghiaccio che ha dato l’ordine di invadere l’Ucraina e che non lesina bordate sul rischio di un escalation nucleare ogni volta che può. Eppure, le dichiarazioni di Cameron segnano un punto di svolta. Mai finora gli alleati occidentali di Kiev avevano esplicitamente dato l’assenso ai bombardamenti all’interno del territorio russo, al contrario avevano cercato di censurare, almeno verbalmente, queste azioni in ogni modo. Ora che sul campo i russi sembrano a un soffio dallo sfondamento del fronte est, tuttavia, a Londra devono aver deciso che è il momento di abbandonare le ambiguità. Il Regno Unito si è inoltre impegnato a destinare «anche in futuro e per tutto il tempo necessario» almeno 3,5 miliardi di euro di aiuti (soprattutto militari) a Kiev. «Spetta agli ucraini decidere come usare le armi ricevute da noi» ha aggiunto Cameron, «anche contro il territorio russo».

INUTILE DIRE che a Mosca non l’hanno presa bene. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha definito le parole di Cameron «un’altra dichiarazione molto pericolosa», sottolineando che anche quella di Macron lo era stata. «Si tratta di un’escalation diretta delle tensioni intorno al conflitto ucraino, che potenzialmente può minacciare la sicurezza europea, l’intera architettura di sicurezza europea» ha aggiunto Peskov. Più esplicita Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo: «Vorrei avvertire ancora una volta Washington, Londra e Bruxelles che qualsiasi azione aggressiva contro la Crimea non solo è destinata al fallimento, ma riceverà anche una ritorsione che sarà schiacciante». Il riferimento è alle indiscrezioni secondo le quali Kiev starebbe preparando un attacco al ponte di Crimea per mezzo dei missili a lungo raggio statunitensi Atacms.

MA LA GUERRA non si combatte solo con le armi da fuoco, le cosiddette «azioni ibride», che comprendono gli attacchi informatici, le campagne d’opinione orchestrate sui social network, la corruzione di funzionari e personaggi influenti in paesi terzi, sono ormai una realtà di ogni confronto tra stati. Ieri la Nato si è detta «profondamente preoccupata per le azioni ibride della Russia che costituiscono una minaccia per la sicurezza degli alleati». Poco dopo, il governo tedesco ha accusato «senza ambiguità» che un gruppo di hacker russi, chiamato APT28, «guidato dai servizi segreti di Mosca» ha attaccato il sito del Partito Socialdemocratico di Berlino. La questione degli attacchi all’Spd non è nuova, già durante il 2023 il partito aveva denunciato un furto di identità dalla banca dati del proprio sito internet. Inoltre, nelle ultime settimane sono emerse nuove accuse a dei gruppi dell’estrema destra tedesca (soprattutto Afd) che, secondo i pm, potrebbero aver ricevuto finanziamenti da Mosca per le proprie campagne anti-europeiste. L’ambasciatore russo a Berlino è stato in seguito convocato dalle autorità tedesche per «chiarire la situazione» e la ministra dell’Interno, Nancy Faeser, ha dichiarato che «in nessun caso ci lasceremo intimidire dal regime russo». L’attaché russo agli affari in Germania durante il pomeriggio ha «respinto le accuse di coinvolgimento delle strutture statali russe in questa vicenda, e nelle attività del gruppo APT 28 in generale», in quanto «infondate e senza prove».

INTANTO SUL FRONTE est continuano gli scontri. I russi sono in avanzata e tentano di sopraffare le difese nemiche nella zona tra Avdiivka e Pokrovsk. Il ministro della Difesa russo Shoigu ha stimato che dall’inizio dell’anno le truppe russe avrebbero occupato 550 km2 di territorio ucraino e che, attualmente, i suoi uomini stanno attaccando le roccaforti ucraine dell’est infliggendo gravi perdite ai difensori.