La prima notizia (bella) è che nella selezione della Semaine de la Critique del prossimo Festival di Cannes (13-24 maggio) c’è l’esordio nel lungometraggio di Jonas Carpignano, Meditarrenea. Il nome del giovane regista americano-italiano non è nuovo sulla Croisette, e soprattutto nella sezione ora diretta dall’ex-storico critico Cahiers di cinema Charles Tesson dove con A Ciambra ha vinto il premio per il migliore cortometraggio. Non solo. Il corto precedente, A Chjana, racconto della rivolta di Rosarno dal punto di vista di un ragazzo africano, è stato premiato a Venezia (2011) con il Leone d’oro – A Ciambra aveva al centro un ragazzino rumeno emigrato nel sud d’Italia.

E una storia di migranti è anche questo Mediterranea il cui protagonista è un giovane burkinabé che dopo un viaggio a rischio di morte – come sappiamo purtroppo dalle cronache – arriva in Italia e si scontra con l’intolleranza quotidiana. Carpignano, apolide, bravissimo, già tra i protagonisti della scena indipendente americana – lo hanno messo nei 25 nuovi talenti da tenere d’occhio per il futuro – lo ha sviluppato nella scuola del Sundance, e ha chiuso il budget (postptoduzione) grazie al supporto della San Francisco Film Society e della Kenneth Rainin Foundation come prima di lui film quali Fruitvale Station e Il paese delle creature selvagge. Nei corti l’indipendenza era budget ma soprattutto sguardo, siamo sicuri che anche questa nuova scommessa sarà riuscita.

La selezione 2015 del concorso, tutte opere prime o seconde, scelte come ha detto Tesson su 110 lungometraggi visionati – presidente della giuria la magnifica attrice israeliana, anche cineasta, Ronit Elkabez – mostra un dato interessante: su sette titoli soltanto due non hanno la Francia tra i partner produttivi – Sleeping Giant, esordio del regista canadese Andrew Cividino, e l’americano Krisha di Trey Edward Shults. Il che conferma una tendenza molto cannois (lo stesso vale spesso per il concorso) e spiega il «potere» – seppure sempre più relativo del festival francese rispetto a altri: una politica di coproduzione forte, che da noi manca, e una distribuzione che riesce a imporsi.

I film. Si va da Paulina di Santiago Mitra, regista di punta nelle nuove generazioni argentine scoperto con El estudiante, al primo film del francese Clément Cogitore, Ni le ciel, ni la terre. Un esordio è anche quello di César Augusto Acevedo, La tierra y la sombra, ambientanto in Colombia, in una piantagione di canna da zucchero.

Dégradé è firmato dai fratelli Arab et Tarzan Nasser, umorismo palestinese per una commedia nera girata sulla Striscia di Gaza tra le donne chiuse in un negozio di parrucchiere.
Film d’apertura, Les Anarchistes di Elie Wajeman, la Comune narrata con la molto glamour coppia di giovani star d’oltralpe Tahar Rahim (Il padre di Fatih Akim) e Adèle Exarchopoulos (La vita di Adele). In chiusura La Vie en grand di Mathieu Vadepie. Negli eventi speciali la prima volta (in lungo) di Louis Garrel che sarà così a Cannes da regista insieme al padre Philippe – il cui film aprirà la Quinzaine. Les Deux Amis, questo il titolo, lo vede anche interprete insieme a Vincent Macaigne (altro pupillo del cinema francese molto hipster) e Golshifteh Farahani. Tesson lo ha definito: «Un film che ci ha sedotto e incantato per l’eleganza della messinscena, per la sua libertà sospesa tra leggerezza e gravità».

Evento speciale anche Coin Locker Girl, esordio di Han Jun hee, mentre nella selezione dei corti (dieci titoli) va segnalata la presenza di Varicella di Fulvio Risuleo già premiato lo scorso anno alla Cinéfondation con Lievito madre.