E’ il 23 ottobre 2077 (anche se pare il 1957). Una giornata come tante altre, se non fosse che televisioni e radio parlano incessantemente di un’imminente guerra globale. E se veramente il conflitto avesse inizio, significherebbe la fine dell’umanità. Cooper Howard, un attore hollywoodiano comunista e per questo caduto in disgrazia, si guadagna da vivere intrattenendo ricchi borghesi, mettendosi in posa per delle foto e interpretando la figura stereotipata del cowboy a cavallo col lazo. Insieme a lui la figlioletta Janey. Sono proprio loro due a osservare il primo fungo atomico. Ed è solo una di tante letali esplosioni. Un attimo terrificante e l’intero pianeta si trasforma in un luogo radioattivo e inospitale. Qualcuno trova riparo nei rifugi respingendo violentemente ogni forma di solidarietà. Altri restano fuori. Cooper e Janey fuggono a cavallo come se fossero guidati da John Ford.Un road movie che unisce western alla fantascienza, tra pistoleri, cavalieri e mostri

PASSANO 219 ANNI, parte dei sopravvissuti sono confinati in numerosi caveau, denominati Vault, che riproducono, anche con artifici, il mondo precedente alla catastrofe. In uno di questi, il 33, risiede Lucy MacLean, la figlia di Hank, il capo della comunità, l’idealista che incoraggia gli altri ad andare avanti con l’obiettivo di ritornare in superficie e rifondare gli Stati uniti, possibilmente con regole inedite che non portino alla distruzione. Lucy abbandonerà il Vault ma non per essere una pioniera. Hanno rapito suo padre ed è costretta a uscire, ad avventurarsi per territori inesplorati, respirando un’aria fetida, anelando un sorso d’acqua. E come noi spettatori di Fallout, la serie creata da Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner per Prime Video e basata sull’omonimo videogioco di ruolo, l’ingenua e ottimista insegnante scopre la realtà di un’esistenza ridotta ai minimi termini. Vagando intercetta violenze, prevaricazioni, miserie, strane creature e opportunisti in cerca di fortune, seppur relative in un ambiente così degradato.
In un road movie che unisce il western alla fantascienza, incontra tra gli altri un Ghoul potente e spietato (la straordinaria mutazione di Cooper Howard) che si guadagna da vivere come cacciatore di taglie, uno scienziato che forse detiene il segreto per rimediare agli orrori del presente, e un apprendista della Confraternita d’Acciaio, una specie di milizia che, come tutte le fazioni in gioco, vorrebbe sconfiggere il caos stabilendo un ordine valido per tutti.
Fallout (già confermata per una seconda stagione) è un insieme di storie di pistoleri, cavalieri e mostri, di generi che si sovrappongono, di trame che si sviluppano in spazi e tempi distanti. Otto episodi, tre dei quali diretti da Jonathan Nolan (che della serie è pure produttore esecutivo), nei quali non mancano scene molto cruente, mitigate da un’ironia che guida l’intera narrazione. Nessuna novità, perciò, in un intrattenimento che oramai replica se stesso a oltranza. Usando, non a caso, interpreti di produzioni che in un certo senso hanno indicato delle strade possibili: dal Kyle MacLachlan (il padre di Lucy) di Twin Peaks e Walton Goggins (Cooper Howard/Ghoul) impegnato in The Shield e Justified al Michael Emerson (lo scienziato) di Lost.
Senza entrare nella diatriba sulle differenze e le similitudini con il videogioco, l’universo di Fallout mostra la corruzione dei corpi e delle menti, l’inevitabile caduta degli umani che nonostante le esperienze maturate, non possono fare a meno di ripetere schemi collaudati e fallimentari. Saprà opporre resistenza Lucy al potere della forza, della furbizia, del cinismo, o si lascerà attraversare da questi elementi più nocivi delle radiazioni?