«Io ero contrario, non capivo perché dovevo pagare uno che non lavorava», ha cominciato così, Maurizio Landini, il suo intervento al seminario «Un reddito per la dignità. Contro la povertà e le mafie». Uno dei 18 dibattiti che si sono svolti in contemporanea a Bologna nel pomeriggio della XX giornata della memoria delle vittime di mafia, dopo il grande corteo di Libera. Di fronte oltre cento persone accalcate nell’aula magna di Giurisprudenza il segretario della Fiom ha dato il suo appoggio alla campagna per un reddito garantito. Una cambio di prospettiva per le tute blu.

«Bruno Trentin non è mai stato d’accordo con il reddito minimo» ha ricordato Landini. «Allora però non c’era la disoccupazione che c’è ora, ora il mondo del lavoro è cambiato», ha aggiunto, «ora siamo passati alla cultura del favore. Devi anche ringraziare chi ti dà del lavoro», quindi c’è bisogno di regole nuove, tra cui il reddito garantito.
«Non “di cittadinanza”, non facciamo distinzioni tra nativi e migranti» ha precisato Sandro Gobetti di Bin Italia, una delle realtà che ha lanciato insieme a Libera la campagna di raccolta firme «100 giorni per un reddito di dignità». «E’ una questione di giustizia sociale» ha detto Giuseppe De Marzo di Libera, che ha curato anche la campagna Miseria Ladra. «Come si fa a chiedere a chi sta in povertà assoluta ‘aiutaci a sconfiggere la ‘ndrangheta?». Serve invece eliminare la ricattabilità per eliminare il terreno su cui le mafie si muovono. Nello stesso intervento De Marzo ha parlato di giustizia sociale, Costituzione, vangelo ha citato il Papa: «Nessun lavoratore senza diritti».

Quella che ha calcato le strade di Bologna è una coalizione sociale inedita, che riesce a tenere insieme le giovani generazioni cresciute tra i presidi di Libera nelle scuole, gli scout che guardano alla svolta vaticana, le tute blu e i costituzionalisti allarmati dal processo a tappe forzate delle riforme.
Di fronte a questo pubblico composito il leader della Fiomi ha rilanciato e snocciolato la piattaforma della manifestazione del 28 maggio a Roma: «Bene il reddito minimo, ma anche il ritorno dell’art.18» e dalla platea è partita un’ovazione, dai giovani scout ai delegati di fabbrica, dagli studenti e ai pensionati. Le regole nuove, per Landini, comprendono il diritto allo studio così come le pensioni. I lavori non sono uguali, ci sono lavori usuranti, ha voluto sottolineare: sono quelli che accorciano la speranza di vita, «e se fai regole uguali per persone diseguali, stai facendo un’ingiustizia». Questa è la posizione della Fiom, ci ha tenuto a precisare Landini, «non vorrei allargarmi troppo, non so cosa ne pensano gli altri sindacati». Il riferimento, neanche troppo velato, è alla Cgil. Susanna Camusso era presente anche leai al corteo di Libera ma, dopo la settimana di gelo pare che i due non si siano incontrati. Camusso invece ha incrociato il ministro del lavoro Giuliano Poletti mentre risaliva contromano la manifestazione: «Vai dalla parte sbagliata» ha detto Poletti dopo averla salutata con baci e abbracci. «Lo sapevamo…», è stata la risposta sorridente di Camusso.

Landini invece durante il corteo non ha risparmiato gli attacchi al Governo. «Combattere la mafia è una scelta politica, non ci sono altre storie o altre balle» ha detto citando la riforma del lavoro: «Lì hanno fatto prestissimo, senza discutere con nessuno. I provvedimenti che servono a questo paese li rinviano, non li discutono. Vuol dire che c’è qualcosa non torna, c’è qualcosa che tocca».
La campagna «100 giorni per un reddito di dignità», (campagnareddito.eu), chiede che entro 100 giorni una legge sul reddito di dignità arrivi in aula al Senato per essere discussa e approvata.