«L’Unione europea non è in competizione con gli Stati uniti. Una presenza più attiva degli Usa può contribuire a far avanzare il nostro dialogo» con Cuba. È quanto ha messo in chiaro giovedì all’Avana, Christian Leffler, capo negoziatore della Ue, alla conclusione di due giorni di trattative con la controparte cubana.

Dall’aprile dell’anno scorso, Bruxelles e l’Avana stanno negoziando un «Accordo di dialogo politico e cooperazione», che metta fine alla “Posizione comune” adottata nel 1996 su pressione Usa, che vincolava ogni rapporto alla questione del rispetto dei diritti umani e che ha portato nel 2003 al congelamento delle relazioni bilaterali. Quella appena conclusasi è la terza tornata di trattative che hanno portato a «significativi progressi specialmente nel campo della cooperazione», ha informato Leffler. Gli altri temi in discussione, riguardano le questioni commerciali e il dialogo politico, nel cui ambito le due parti trattano la delicata questione dei diritti umani a Cuba.

Su quest’ultimo tema, il viceministro degli Esteri cubano Abelardo Moreno, ha affermato che si è discusso soprattutto del quadro legale, nel quale, nella prossima tornata di trattative che si svolgerà a Bruxelles, veranno affrontati i temi politici. Leffler ha confermato che l’Ue «non vuole imporre un modello (di attuazione dei diritti umani, ndr), non possiamo e non vogliamo». E dunque che sul tema vi sarà un confronto, non uno scontro, visto che la politica europea è volta a «dar impulso al complesso di riforme economiche e sociali in corso a Cuba» e a spingerla a estendere tali riforme nel campo dei diritti dell’uomo.

Una ripresa piena delle relazioni tra Europa e Cuba è richiesta da una serie di paesi membri, (soprattutto dalla Spagna, primo partner commerciale europeo con Cuba) che già hanno già siglato accordi bilaterali di cooperazione con l’Avana. Inoltre, dopo la decisione del presidente Barak Obama e di Raúl Castro di riaprire le relazioni diplomatiche tra i due Paesi, una parte dei 28 chiede un’acceleazione nel processo di negoziati in corso tra l’Unione e l’Avana, per non perdere terreno nei confronti degli Usa, specie in campo commerciale.

Tra questi, anche l’Italia è decisa a giocare un ruolo di punta, visto che è il secondo partner commerciale europeo dell’isola con un volume di scambi di 340 milioni di euro, 270 di export e 70 di importazioni. Dunque con un saldo netto di 200 milioni di euro. È su questa «solida base» che inizierà mercoledì prossimo una visita di due giorni all’Avana del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, con lo scopo di stabilire che ruolo l’Italia può giocare nell’attuale fase di «riposizionamento» geo-politico di Cuba. Con lui ci sarà il sottosegretario per l’America Latina Mario Giro, che già il 16 ottobre all’Avana aveva preparato il terreno incontrando il vice ministro degli Esteri cubano Rogelio Sierra Díaz.

Naturalmente, il ministro non tratterà solo di politica: dopo Gentiloni a Cuba è attesa un’importante delegazione di imprenditori nostrani. Gli investimenti italiani a Cuba sono rivolti soprattutto al turismo. Ma con le nuove riforme varate da Raúl Castro i rapporti commerciali potrebbero comprendere anche l’edilizia, l’energia, il riciclo e l’industria leggera.

I buoni rapporti delle due diplomazie, dunque potrebbero creare importanti opportunità d’investimento e cooperazione oltre che impostare una collaborazione politica con Cuba su temi di impatto internazionale , come la salvaguardia ambientale o la lotta al narcotraffico. Soprattutto, l’esperienza italiana – in materia di cooperative e piccola industria – potrebbe essere preziosa per Cuba per affrontare i due temi di interesse strategico del governo cubano: la mancanza di capitali e la carenza di una cultura imprenditoriale. Su quest’ultimo punto, l’Italia potrebbe giocare un ruolo importante.